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Uomini ragno - Giorgio Scerbanenco - copertina
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Descrizione


Stupisce che questi quattro racconti di Scerbanenco non siano stati notati e ripubblicati prima d'ora, per la verità che portano, nonché la loro importanza di testimonianza su come fu vissuto un periodo storico. Forse perché furono pubblicati nell'unica edizione nel 1946, tempi difficili e fragili di passaggio. Forse perché la successiva fama di inventore della "Milano calibro nove" mise in ombra l'altra, importante, produzione dello scrittore. Sono racconti di guerra, ambientati negli anni feroci. Il primo nel periodo in cui sta maturando l'alleanza con Hitler, e del nuovo clima di complicità è vittima un giovane capitano del controspionaggio italiano che scopre un complotto nazista e viene abbandonato dai suoi comandi. Gli altri tre si svolgono quando l'Italia è occupata dall'esercito tedesco: la caccia solitaria contro una spia nazista infiltrata a Napoli; una trappola contro una linea partigiana che aiuta esuli a fuggire; la vendetta contro un agente che deporta ebrei italiani attraverso la Svizzera. E sono racconti sulla paura, senza dubbi o reticenze, da parte di uno scrittore pessimista e del tutto poco fedele a qualsiasi ideologia, su chi questa paura ha seminato e ne porta la colpa.
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Dettagli

2006
195 p., Brossura
9788838921339

Valutazioni e recensioni

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Antonio Marzano
Recensioni: 5/5

La lettura di " Uomini ragno" di Scerbanenco mi ha illuminato su un periodo difficile che l'Italia ha attraversato. Avevo una idea diversa del periodo pre bellico e bellico. Il primo brano è scritto in una prosa semplice e crudele. Continuerò a leggere Scerbanenco: Terribile!! Lo scrittore bravo.

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Giacomo Bellini
Recensioni: 5/5

Scerbanenco si conferma uno scrittore di razza. Peccato che quattro racconti cosi' belli siano rimasti nel dimenticatoio tutti questi anni. Gran merito alla Sellerio per averli ripubblicati

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Fedo
Recensioni: 5/5

4 racconti stupendi letti in una notte

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Recensioni

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Voce della critica

I racconti di Giorgio Scerebanenco, che Sellerio ripubblica a distanza di sessant'anni dalla loro unica edizione, prima che una rara prova di eleganza narrativa, sono una spia significativa dei rapporti italotedeschi nel decennio 1935-45. Gli "uomini ragno" sono i tedeschi, "i veri tedeschi, quelli che non sono uomini. Si può essere anche una cosa qualunque, ed essere tedeschi. Per esempio il cianuro è tedesco, i terremoti sono tedeschi, le guerre sono tedesche". Tutte e quattro le storie rivelano una naturale repulsione nei confronti delle "bestie". Nella prima, ambientata a Milano nell'autunno del 1935, un capitano del controspionaggio italiano cade vittima dell'isolamento delle gerarchie fasciste e della ferocia germanica per aver scoperto un'associazione eversiva nazista in Italia. La seconda ha per protagonista un infiltrato tedesco che, a guerra ormai inoltrata, smantella un nucleo partigiano, cercando di inviare alcuni falsi messaggi agli alleati. Segue quella che racconta di un'imboscata ordita da un militare dell'esercito germanico, fortunosamente sventata da un gruppo di partigiani. Nell'ultima, che ha per scenario la guerra quasi conclusa, alcuni ebrei rifugiati in Svizzera diventano ancora una volta vittime della ferocia nazista. Nei racconti di Scerbanenco l'Italia e la Germania non sono semplicemente due realtà distinte, ma due universi distanti. Così il viso della bella e italianissima Adina è "chiaro e dolce, con occhi angelici", a differenza della "scia bavosa" lasciata dai tedeschi, che "sono viscidi" e hanno "la cotenna sopra la nuca". Napoli ha un "dolce tepore, che non esiste neppure alle isole Hawaii, e in nessuna altra parte del mondo"; Milano è "la bella città", "con un sole che non scalda e che sembra un po' affaticato, come anemico, e che pure fa brillare tutte le cose, e le vetrine, e gli occhi delle donne, e gli occhi degli uomini che guardano le donne". La Germania resta invece inchiodata in un grigiore tetro e condannata a uno stato di prostrazione. E gli "uomini ragno", che di quella terra sono rappresentazione, si riconoscono proprio perchè camminano in modo diverso, si muovono e parlano amorfamente, perfino il loro respiro non sembra umano. Non sono eroi, questi tedeschi di Scerbanenco, ma non sono nemmeno degli antieroi, né tanto meno hanno l'ambizione di rappresentarne la tragicità. Sono, molto più squallidamente, un tipo di bestia che "non ama e non capisce il bello. Anzi, che lo disprezza". A metà tra le cronachette sentimentali dell'Ottocento e il miniaturismo di certi scrittori francesi come Jules Renard, Uomini ragno anticipa l'atmosfera cupa che si rivelerà qualche anno più tardi nella "Milano calibro nove", dimostrando tutto l'eclettismo e la duttilità stilistica di un narratore italiano venuto dall'Est.
  Filippo Maria Battaglia

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Conosci l'autore

Giorgio Scerbanenco

1911, Kiev

Scrittore italiano di origine russa. Di madre italiana e padre ucraino, a sedici anni si stabilì a Milano. Fu collaboratore, redattore e direttore di periodici femminili ad alta tiratura, per i quali scrisse racconti e romanzi «rosa», per lo più ambientati nell’America degli anni Quaranta. Più tardi approdò al genere poliziesco e fu il successo, prima con Venere privata (1966), poi con Traditori di tutti (1966). Altrettanto fortunate le opere successive, da I ragazzi del massacro (1968) a I milanesi ammazzano al sabato (1969), ai racconti postumi di Milano calibro 9 (1969) e Il centodelitti (1970). Protagonista di quasi tutta la serie è Duca Lamberti, accorto investigatore della Milano «nera». Prodigioso narratore di storie e...

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