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La congiura delle ombre - Theodore Roszak - copertina
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Descrizione


Los Angeles, primi anni Settanta: Jonathan Gates è un entusiasta frequentatore del Classic, un cineclub underground, e della sua animatrice, che lo inizia alla storia del cinema e ai piaceri del sesso. Al Classic scopre i film dimenticati di Max Castle, un regista tedesco emigrato in America negli anni Venti e poi autore di film horror. Le opere di Castle hanno un fascino sconvolgente, come se trasmettessero, sotto le immagini visibili, un messaggio subliminale violento e perverso, e Jonathan si mette sulle tracce del regista. La congiura delle ombre diventerà presto un film diretto da Darren Aronofsky.
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Dettagli

2005
4 maggio 2005
734 p., Rilegato
9788817005791

Valutazioni e recensioni

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Riccardo
Recensioni: 4/5

Romanzo strano, inusuale, grottesco, contorto e surreale. Tuttavia, secondo me, molto affascinante e piacevole. Non si è abituati a leggere storie del genere. Si discosta totalmente dai romanzi di maniera e si ritaglia un suo genere particolare. Vorrei leggerne di più di libri così. Consigliato ai curiosi.

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tajio
Recensioni: 1/5

Grandissima erudizione cinematografica, ma boiata pazzesca quanto a scrittura e trama: tutto prevedibile, incongruo e sciatto (sulla sciattezza dl linguaggio non saprei però se accusare l'autore o chi ha curato la traduzione). I personaggi sono sgrossati con l'accetta e non c'è mai un guizzo inventivo. Unico dato positivo: mi ha fatto venire una gran voglia di vedere (o rivedere) alcuni film fondamentali.

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Alessia
Recensioni: 4/5

Un libro veramente particolare e diverso dagli altri. L'inizio sembra una full immersion nella critica cinematografica degli Anni '50, poi inizia la dinamica investigativa all'interno delle opere di Max Castle. E' molto "erudito", ci offre sprazzi di teoria cinematografica, tecnologia e ideologia sociale in maniera accessibile e molto ben integrati nello svolgimento del romanzo. Il finale è un po' deludente: la tensione cresce fino ad un centinaio di pagine dalla fine, quando tutti noi ci sentiamo coinvolti in una cospirazione cinematografica terrificante e disumanizzante (dire che i cantanti del seguito di Simon Dunkle sono degli animali è un insulto agli animali, più che alla band)... poi esagera! E il finale è veramente lento, seppure congruo alla nuova "condizione" del protagonista.

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Voce della critica

Quale circostanza può accomunare uno studente originario di Modesto che studia all'Università di Los Angeles intorno alla metà degli anni cinquanta con la Silvana Mangano di Riso amaro ? La circostanza è che al giovane un giorno capita di vedere il film di De Santis in un cinemino d'essai e di restare profondamente turbato dalla carica di erotismo promanante da Silvana nelle sue vesti, in verità alquanto succinte, di mondina.
A ricordare l'episodio è Theodore Roszak, oggi storico sociale all'Università di Los Angeles, che lo racconta, insieme alle sue altre esperienze giovanili, in questo romanzo, in parte autobiografico e in parte di pura fantasia. L'immagine di Silvana fa scoprire al giovane l'essenza dell'erotismo (non del sesso, quella la conosceva già) e lo introduce al mistero della carnalità femminile che non poteva ritrovare nel modello di donna trasparente e assai poco intrigante in voga nel coevo cinema americano. Theodore così ricorda l'impressione suscitata in lui dall'apparizione sullo schermo dell'attrice italiana: "Silvana si ferma per asciugarsi il sudore dalla fronte mentre lavora al raccolto. I capelli scarmigliati formano un magnifico intrico. Il corpo sontuoso gronda sudore vero", e già qui ci sarebbe abbastanza materia per turbare il giovane spettatore. Ma l'evocazione continua in un crescendo di particolari: "Sotto il braccio sollevato si vedono peli umidi" (e questo non poteva che sconvolgere Theodore, abituato all'igienismo asettico delle compagne seguaci del modello Doris Day), e poi ecco che "la camicetta, annodata in vita alla meglio, si apre al vento svelando la curva opulenta dei seni penduli. I capezzoli premono prepotentemente contro la stoffa aderente". Si tratta, certo, di un miraggio che attraversa lo schermo, ma agli occhi del giovane "la donna c'era in maniera palpabile, e profumava, quasi percettibilmente, di terra e di odori femminili proibiti".
Ma con queste evocazioni di giovanili turbamenti siamo soltanto all'inizio del romanzo. Infatti, è proprio per seguire il richiamo di queste figure femminili "proibite", che il nostro Theodore finisce nel "tunnel labirintico che conduceva giù, sempre più giù, nel mondo di Max Castle", (quest'ultimo un misterioso regista tedesco autore di horror di serie B) dove egli, in seguito all'avventurosa vicenda di cui sarà protagonista, imparerà che "la vita e l'amore possono essere esche di una trappola mortale".
A consentire di tradurre in realtà le fantasie erotiche suscitate nel giovane dalle immagini peccaminose viste sullo schermo, è Clare, la cassiera del cinema frequentato da Theodore. Con costei il giovane inizia una torrida relazione sessuale durante la quale, tra un amplesso e l'altro, apprende da lei i fondamenti del linguaggio cinematografico (esilarante, ad esempio è la scena in cui mentre lui sta con il capo tra le gambe della donna all'opra intento, ecco che lei ne approfitta per fargli una lezione sulla differenza tra Ejzenstejn e Pudovkin). Di momenti come questo, ma anche di altri ben più "perturbanti", è ricco il libro, in un susseguirsi di situazioni dove le esperienze reali si confondono con quelle vissute davanti allo schermo, in un intreccio di piani psichici che piacerebbe a Polansky.

Angelo Moscariello

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