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Mondo globale, mondi locali. Cultura e politica alla fine del ventesimo secolo
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Mondo globale, mondi locali. Cultura e politica alla fine del ventesimo secolo - Clifford Geertz - copertina
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Descrizione


Si tratta di una breve riflessione compiuta dal noto antropologo sugli aspetti socio-culturali dei processi di trasformazione connessi alla globalizzazione dell'economia mondiale. Il tema centrale è la frammentazione del mondo, speculare alla globalizzazione, e le sue ricadute sul pensiero politico e i processi culturali del XX secolo.
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Dettagli

1999
12 febbraio 1999
136 p.
9788815068118

Voce della critica


recensioni di Arduini, M. L'Indice del 2000, n. 02

"Un mondo diviso in frammenti, in conflitto fra di loro, inconciliabili l'uno rispetto all'altro, in lotta per la sopravvivenza, è una prospettiva terrificate; ed è contro una simile prospettiva che le nostre ricerche devono indirizzarsi".Con queste parole che chiudono la breve introduzione all'edizione italiana, uno dei più noti antropologi contemporanei, Clifford Geertz (1926), padre fondatore della cosiddetta antropologia interpretativa, famoso per avere costruito un metodo di ricerca in cui collegare un meticoloso lavoro sul campo con sofisticate riflessioni teoriche, impartisce a se stesso e ai suoi colleghi un compito di alto profilo e da realizzare su scala planetaria: fare in modo che gli studi antropologici contribuiscano a salvare il mondo da qualcosa che possiamo immaginarci come la deflagrazione finale.
Lo scenario mondiale preso in esame da Geertz è quello ben sintetizzato dal titolo della prima parte del volume, Un mondo in frammenti. È il mondo del dopo caduta del Muro, in cui la guerra fredda è ormai un ricordo, o già materia per gli storici della contemporaneità. È il mondo in cui non ci sono più appartenenze politiche certe a schieramenti internazionali né protezioni sicure all'interno del proprio blocco. È il mondo in cui, scomparso come per incanto il vecchio, apparente ordine, la diffusione del conflitto ha avuto una crescita esponenziale sbalorditiva. Centinaia e centinaia di conflitti, micro e macro, più o meno gravi ed estesi (cruenti, latenti, permanenti, potenziali, in atto, prevedibili, irriducibili, cronici, controllati, improvvisi, impensabili), tappezzano il mappamondo contemporaneo, disegnando una complessità probabilmente mai vissuta prima dalle società umane della terra, o perlomeno mai percepita come tale. Nel quadro delle potenti direttrici uniformanti di un sempre più realizzato processo di globalizzazione, una diffusa impressione di instabilità e di insicurezza, unita alla incapacità/impossibilità di capire le dinamiche, e di decifrare le ragioni di un mondo visibilmente senza più ragione, delineano uno spaccato concettuale caro all'antropologia geertziana: l'impraticabilità dei modelli universali, l'irrealizzabilità di un sapere che non tenga conto delle differenze.Mondo globale e mondi locali, per l'appunto. L'unica cosa che l'antropologo dunque può fare è proprio occuparsi di questi frammenti, di ciascun frammento, "un pezzo alla volta e un caso dopo l'altro", dal momento che risulta assolutamente impossibile "procedere in maniera diretta a cogliere l'insieme in un sol moto".Solo un paziente, certosino, modesto lavoro di avvicinamento, in grado di cogliere le innumerevoli variazioni, differenze e particolarità, permetterà di comprendere quella che, con un'espressione felice, Geertz chiama la nuova eterogeneità del mondo. Processo conoscitivo quindi che non può prescindere dal calarsi costantemente e fino in fondo nel fango dei casi concreti, che deve evitare a tutti i costi le facili scorciatoie delle vecchie appartenenze.
E nei saggi di questo libro Geertz comincia l'opera attraverso la messa in discussione dei principali tòpoi fondativi della politica e della cultura, e quindi dell'ordine politico mondiale in cui siamo vissuti fino a oggi. In questo esercizio a decostruire vengono passati in rassegna i concetti di nazione, di paese, di popolo: e ancora quello di consenso e di identità culturale, con i corollari della crisi dell'identità, della sua perdita, della sua costruzione, della sua politica. Infine la sua analisi si sofferma sul conflitto etnico e su quello religioso. Le collocazioni di questi scritti sono tutte all'interno della riflessione che Geertz ha sviluppato negli ultimi anni, in questo scorcio degli anni novanta in cui le dinamiche dei conflitti etnici sono diventate protagoniste della politica mondiale, e sempre più si sono imposte come oggetto di studio per scienziati sociali, ivi compresi gli antropologi.
I primi tre saggi sono usciti nel 1996, in lingua tedesca, per i tipi della Passagen Verlag di Vienna, nel volume Welt in Stucken. Kultur und Politik am Ende des 20 Jahrhunderts, e sono, rispettivamente, Un mondo in frammenti, Che cos'è un paese se non è una nazione?, Che cos'è una cultura se non c'è consenso?. Il saggio Il conflitto etnico nasce da una conferenza tenuta all'Institute for Advanced Study di Princeton nel 1993 e pubblicata nel 1995. In esso vengono introdotti i concetti di lealtà primordiali (primordial loyalties) e di entità costituite (standing entities).
Questi saggi disseminati dentro il cuore deli anni novanta sono stati riuniti in un'edizione italiana breve e di agevole lettura. I suoi passaggi dialettici sono spesso originali e tendono a mostrare in una nuova luce vecchi concetti. Si sente, come spesso accade in Geertz - e del resto lo stesso autore lo dichiara in premessa - che le sue riflessioni sul mondo contemporaneo sono la sintesi di un lavoro antropologico dipanatosi nell'arco di circa cinquant'anni, condotto con numerose ricerche sul campo in Indonesia e Marocco. Così come si sente che siamo dentro un modo di fare antropologia legato, da un lato, a prospettive filosofiche, ermeneutiche e sociologiche europee (Dilthey, Weber, Wittgenstein, Husserl, Cassirer), dall'altro erede di una scuola sociologica e antropologica tutta americana che, dal particolarismo storico di Franz Boas e dal suo metodo idiografico, risale fino a Talcott Parsons e a Clyde Kluckhohn, di entrambi i quali Geertz è stato allievo. Senza tralasciare poi le influenze di figure come Barthes e Foucault.
Un'antropologia multiforme, colta e densa, semplice e complessa, ricca e dimessa, puntigliosa e suggestiva, e anche immaginifica, letteraria, esperienziale, autoriale. Il mondo contemporaneo che esce dalla scrittura geertziana appare del tutto simile, nel suo infinito carnevale di distinzioni, all'immagine una volta data dell'Indonesia da un suo uomo politico e che mi è sembrata una delle metafore più fulminanti del libro: un elefante con il beriberi.

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Conosci l'autore

Clifford Geertz

1926, San Francisco

Antropologo statunitense, ha insegnato Scienze sociali nell’Institute for Advanced Study di Princeton; fra i suoi libri si segnalano pubblicati dal Mulino, Opere e vite. L’antropologo come autore (1990), Oltre i fatti. Due paesi, quattro decenni, un antropologo (1995), Antropologia interpretativa (2001), Mondo locale, mondi globali. Cultura e politica alla fine del ventesimo secolo (1999) e Antropologia filosofica (2006), Interpretazione di culture (2019).

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