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Anno edizione: 2016
Anno edizione: 2006
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L'azione del giovane Calamai e la scrittura del Calamai più anziano meritano, allo stesso modo, l'ammirazione del lettore e la sua riconoscenza. Se la prima è testimonianza e pratica di umanità, di resistenza pressoché del tutto isolata in un mondo disumanizzato e volontariamente sordo, la seconda,oltre a consegnarci una lucida riflessione sulla spietatezza del potere e dei suoi meccanismi, fondata sull'esperienza diretta e valida per i fatti dell'oggi non meno che per quelli accaduti nel corso della guerra fredda, trasmette, con sciuttezza e profonda sensibilità, il messaggio della possibilità e della necessità di dare concretezza ad un rinnovato umanesimo, fondato sulla consapevolezza. Nessuno concessione alla retorica dell'impegno o scadimento nell'autocelebrazione; impegno non ricercato ma vissuto come necessità; capacità e ancora generosità di condividere, attraverso la parola, anche gli interiori smarrimenti.
Diplomazia. Ma soprattutto Diritti Umani. E quel senso di impotenza, quella sensazione di essere una semplice goccia d'olio nell'immenso ingranaggio rappresentato dalla macchina dello Stato. L'opera di Calamai ci immerge nella vita quotidiana di un funzionario di un importante ufficio consolare al centro di Buenos Aires, ma anche nella disperazione di centinaia e centinaia di famiglie che, negli anni della dittatura di Videla, subìscono soprusi e si vedono portare via, come fossero vaporizzati, quei figli, quei giovani, quei ragazzi, quegli studenti che allora rappresentavano la "meglio gioventù" argentina.
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