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Un lento apprendistato - Thomas Pynchon - copertina
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Un lento apprendistato
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Un lento apprendistato - Thomas Pynchon - copertina
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Descrizione


"Un lento apprendistato" include i cinque racconti (più la leggendaria introduzione a questo stesso libro) che Thomas Pynchon ha scritto tra il 1958 e il 1964. Pynchon racconta "a modo suo" storie di spionaggio, inquietanti incursioni nel cuore di tenebra dei sobborghi americani, avventure ambientate in gigantesche discariche di rifiuti e algidi esperimenti di fughe dal mondo. E dispiega con pienezza le sue tematiche ricorrenti: la critica all'imperialismo occidentale, la nevrastenia delle società opulente, gli splendori e le miserie della scienza e della tecnologia, l'ostinata difesa di chi è debole e non riesce a far risuonare la propria voce. Il tutto con quello stile che fonde insieme slang e linguaggi tecnici, dal cinema all'economia, dai fumetti ai maestri del Novecento letterario, che lo ha reso il capofila della letteratura nordamericana più innovativa, dal postmoderno fino ai nostri giorni.
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Dettagli

2007
30 ottobre 2007
203 p., Brossura
9788806178765

Valutazioni e recensioni

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Andrea
Recensioni: 4/5

Una raccolta dei racconti con che hanno rappresentato il vero esordio della carriera letteraria di Pynchon, tra i quali spiccano "Entropia", "L'integrazione segreta" e "Sotto La Rosa".

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vittorio caffè
Recensioni: 4/5

Ogni volta che esce qualcosa di Pynchon sui giornali scrivono parecchie cose che evidentemente sono il prodotto di qualcuno che il libro non se l'è letto. Non dicono mai che Pynchon, per esempio, è uno scrittore che ha un'immensa vena comica, spesso molto semplice e diretta; che scrive maledettamente bene; che ha incrociato il romanzo con le comiche e i cartoni animati; che non è solo uno scrittore per intellettuali contorti. Per cui, quello che posso dire è, provate a leggere questi racconti, che sono un po' meno densi dei suoi romanzi, per quanto anche essi siano strani. C'è la storia di uno strano intrigo di spie al Cairo ai primi del novecento, che però pare filmato da Charlie Chaplin. C'è il racconto di una festa di quelle che finiscono tutti ubriachi (molto attuale), che però sotto sotto parla anche di scienza. La storia di uno che vive in una discarica (ancora più attuale). La storia dell'amicizia di alcuni ragazzini bianchi con un ragazzino nero in un quartiere che sembra emancipato e tollerante (sembra, come sembrava l'Italia finché non sono arrivati gli stranieri per davvero). Insomma, sono storie e sono belle storie, sono racconti affascinanti, e le chiacchiere astruse lasciamole a quelli che recensiscono i libri senza neanche averli letti, figuriamoci capiti, figuriamoci amati.

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Recensioni

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Voce della critica

Proposti in una nuova traduzione, i cinque racconti che compongono questo testo si presentano di sicuro interesse per gli estimatori dell'autore di romanzi fondamentali del Novecento come V e Gravity's Rainbow. Il taglio della raccolta è del resto, come annunciano sia il titolo in traduzione sia quello, leggermente più autocritico e ironico, in lingua originale (Slow Learner), di dichiarata riconsiderazione delle opere giovanili dell'autore alla luce dei suoi esiti più maturi. È questo anche il senso della lunga introduzione che Pynchon stesso offre ai lettori e che forse rappresenta, più dei racconti stessi, la chiave per fruire della raccolta come di una sorta di laboratorio di scrittura, ricco di indicazioni "rispetto a certe pratiche da cui forse ai giovani scrittori non spiacerà guardarsi". Lo sguardo di Pynchon su questi primi tentativi letterari è in effetti sospeso fra la critica impietosa e una certa tenerezza, e sincero nell'ammettere goffaggini, falsificazioni e anche palesi errori dettati dall'entusiasmo giovanile e dalla ingenua osservanza del "motto 'fanne letteratura'". Al di là di questo, i racconti sono ricchi di quegli spunti che Pynchon svilupperà nei ben più articolati e complessi impianti narrativi dei suoi romanzi, a partire dal fondamentale concetto di "entropia" che dà il titolo al terzo racconto, fino all'intreccio spionistico di Sotto la rosa, che l'autore riprenderà parzialmente in un capitolo di V. Proprio a Entropia Pynchon riserva tuttavia le critiche più severe, osservando come il racconto parta dal presupposto sbagliato della dimostrazione di un'idea astratta, e rimanga per questo incapace di cogliere davvero l'elemento umano nella rappresentazione. Queste riflessioni, unite alla dura autocritica nei confronti di un lavoro sul linguaggio all'epoca ancora acerbo e impreciso, forniscono l'elemento più prezioso del testo, che dà modo di riflettere, con l'esempio concreto dei racconti, sul lungo processo che porta un autore al raffinamento della propria tecnica. Pynchon ci ricorda infatti come, in opposizione ai ritmi frenetici della produzione, anche artistica, contemporanea, la scrittura debba inevitabilmente rimanere un processo lento e meditato, un lavoro potenzialmente infinito che evolve grazie a una seria autocritica e al costante tentativo di superare i propri limiti. Teresa Prudente

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Conosci l'autore

Thomas Pynchon

1937, Glen Cove, NY

Thomas Pynchon è uno dei maggiori scrittori del nostro tempo ed è considerato uno dei massimi rappresentanti della letteratura postmoderna. Schivo e refrattario, vive lontano dai riflettori e di lui si hanno solo pochissime foto. Si iscrive alla Cornwell University, ma abbandona per arruolarsi in marina. Ha pubblicato il suo primo racconto nel 1959 nella rivista dell'Università.È autore di un libro di racconti, Un lento apprendistato (E/O 1984-Einaudi 2007), e di vari romanzi: V.(Rizzoli 1963-2009), L’incanto del lotto 49 (E/O 1966-1998), L’arcobaleno della gravità (Rizzoli 1973-2007), Vineland (Rizzoli 1990-2000),  Mason & Dixon (Rizzoli 1998-2009), Contro il giorno (Rizzoli 2009), Vizio di forma (Einaudi 2011, da cui nel 2015 è...

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