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(scheda pubblicata per l'edizione del 1990)
scheda di Fenoglio, M.T., L'Indice 1991, n. 3
L'autrice, psicoanalista milanese nota per la sua "Storia della psicoanalisi" e studiosa dei processi e dei contenuti della femminilità, propone in questo suo ultimo libro, che si avvale tanto di strumenti psicoanalitici quanto di riferimenti storico-antropologici, la ricostruzione del processo che porta la donna a divenire psichicamente, ancor prima che fisicamente, madre.
Attraverso la presentazione di alcuni casi di bambine in trattamento, Silvia Vegetti ci introduce alle fantasie di maternità delle bambine e a quella produzione fantastica, "il bambino della notte", che è "condensato immaginario di tutte le parti di sé perdute insieme alla onnipotenza infantile": una fantasia autogenerativa, sganciata dal rapporto sessuale, e legata a un autonomo senso di pienezza e realizzazione. Se la crescita comporta da parte di entrambi i sessi la rinuncia alle fantasie onnipotenti, il distacco dalle fantasie partenogenetiche da parte della bambina - in una società segnata dalla svalorizzazione della maternità - si risolve però in una totale rimozione dell'antico sogno, e con esso delle proprie autonome capacità creative, fissando la ragazza all'attesa che sia infine una presenza esterna (il principe azzurro) a colmare un vuoto originario. Al bambino della notte, alle fantasie di autogenerazione, sepolte profondamente nell'inconscio ma rintracciabili attraverso i miti dell'antichità, viene sostituito il bambino sociale, il ruolo di brava figlia o specularmente quello di "maschiaccio". La bambina, cui non è stata trasmessa la consapevolezza di questa originaria possibilità di accesso alle proprie facoltà generative e al rango delle madri, diventa incapace di radicare la propria identità nella specificità del sesso di appartenenza.
Per l'autrice la procreazione è un processo fisiologico e insieme ideativo, un modo di essere della persona al di là della meta della filiazione fisica. Maternità è una cifra simbolica ed etica, in grado di avviare non soltanto la definizione della singola identità, ma un processo di ridefinizione dei valori su cui si fonda la società umana.
Si tratta per le donne, maggiormente in un periodo in cui l'onnipotenza medica della riproduzione artificiale ripropone l'antico tentativo di controllo sul corpo femminile, di recuperare la dimensione complessiva del progetto materno, fondato sul riconoscimento del limite e sulla capacità di coniugare l'identificazione con il figlio con la separazione da lui, la cura per l'altro con la cura di sé, il legame simbiotico con il processo di emancipazione della persona.
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