Coaster

Passati i quarant'anni di età, ormai sulla vetta della celebrità da un quindicennio, dopo aver girato più volte il mondo in tour i NoFX dimostrano di non essere ancora paghi, di sentirsi ancora ben lontani dall'essere in crisi e licenziano un lavoro come Coaster che lascia strabiliati per la varietà musicale e per la volontà di virare per una volta in maniera drastica verso il disimpegno. Non solo punk rock, non solo chitarre distorte e batterie cavalcanti, insomma: in questo disco c'è la quiete (il finale di One million coasters, impagabile) e la furia, come dimostra il pezzo più metal dell'intera discografia della band californiana: Eddie, Bruce and Paul, che per l'appunto prende in giro una miriade di luoghi comuni del metal. Sempre in questo album sono poi contenuti capitoli di denuncia come l'antireligiosa Blasphemy (The victimless crime) e sane autocritiche del calibro dell'orecchiabilissime I am an alcoholic, nonché la 'politica' traccia di apertura We called it America e l'autobiografica, spiazzante, commovente My orphan year, nella quale il cantante Fat Mike racconta – sempre in chiave punk rock – la perdita dei genitori. Coaster è in definitiva l'ennesima conferma di uno dei gruppi più divertenti, rumorosi e imprevedibili del suo genere.