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Anno edizione: 2019
Anno edizione: 2019
Nato nel 1903, lo scrittore persiano Sadéq Hedayát si formò fra Teheran e Parigi, dove si sarebbe ucciso nel 1950. Nella sua opera riuscì a fondere le atmosfere oniriche di Poe e Kafka con gli echi del surrealismo e dell'esistenzialismo, senza voltare le spalle al retaggio della grande poesia mistica persiana. Allucinato diario della disperazione, La civetta cieca (scritto nel 1930, pubblicato prima in Francia, nel 1957 e poi in Italia, da Feltrinelli, nel 1960) illustra il tragico contrapporsi fra il solitario autore e un mondo esterno con il quale a quest'ultimo sembra vano ogni genere di rapporto. Una miriade di tenebrose visioni ricorrenti corrode il suo animo. Mitiga in parte questa sua ossessione paranoica la scrittura: solo così ha l'impressione di poter tornare bambino, immergendosi in quel mondo parallelo che coltiva dentro di sé da quando si è scoperto vivo solo in apparenza, o comunque non vivo come gli altri, contenti delle meschine illusioni quotidiane. L'alienazione che avvolge il protagonista viene qui magistralmente investigata, ma di altissimo pregio appaiono anche le descrizioni dell'oblio indotto dall'oppio e le numerose comparazioni, spesso all'insegna di una cruda fisicità. Nei racconti (già editi da Feltrinelli nel 1979), Hedayát dimostra di saper anche narrare, uscendo facilmente dal rovello claustrofobico del monologo interiore dominante nella Civetta: l'amara riflessione del libro maggiore si stempera allora in una raffinata ricostruzione di ambienti, personaggi, situazioni.
Daniele Rocca
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