Città di sale

Non sono riuscita a finirlo, troppi personaggi e storie che portano il lettore a perdersi. Ho apprezzato molto però la prima parte in cui si evincono tutti i cambiamenti di una comunità profondamente legata al proprio territorio e alle proprie matrici culturali ma minacciata dall'avanzata dei valori occidentali.

La storia racconta un immaginario episodio di colonizzazione non cruenta ma non per questo meno devastante dei beni materiali e naturali, oltre che delle tradizioni, del paesaggio, dei valori e degli affetti. È l’incontro-scontro fra civiltà mediorientale e americana, l’una millenaria, abituata ai ritmi lenti, solidale nei rapporti umani e che fa della natura una risorsa da preservare, l’altra giovane, vorace e a tratti sguaiata e che vede l’ambiente solo in termini di sfruttamento e di profitto economico. Per larga parte della narrazione gli occupanti rimangono con discrezione sullo sfondo, e la loro opera disgregatrice vivrà nei tratti e nei comportamenti delle popolazioni sradicate. Per più di un verso richiama Tocaia Grande di Amado: stessa folla di personaggi a cui è difficile non affezionarsi, stessa rapacità di agenti esterni, stesso respiro. Un gioiello che conquista pagina dopo pagina e che si lascia leggere con passione.