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La città di pietra - Ismail Kadaré - copertina
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città di pietra

Descrizione


In una città così non è facile essere bambini. Una città antica e di pietra. Capace di provocare dolori, ferite e piaghe, perché al contatto può essere rude e fredda, come la pietra, come la guerra. Sullo sfondo, la tragedia del secondo conflitto mondiale, un mostro dal quale il piccolo albanese protagonista di questa storia sa difendersi come solo i bambini sanno fare. Per lui che ancora non conosce la follia dei grandi, tutto assume una parvenza di gioco e di scoperta: l'oscuramento, le fughe nei rifugi antiaerei, le divise dei soldati e la casa misteriosa che ospita tante belle signore straniere. Un folto gruppo di personaggi stravaganti e indimenticabili lo accompagna nel suo cammino per la città di pietra: il nonno che parla turco e che lo fa fumare, gli zingari dai magici violini, l'irraggiungibile Margherita e la non castissima Susanna, la donna barbuta e le ultracentenarie che, stagione dopo stagione, lo guardano diventare uomo.
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Dettagli

TEA
2
2009
Tascabile
219 p., Brossura
9788878193291

Valutazioni e recensioni

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Nicola Intrevado
Recensioni: 5/5

Il rituale mitico della cultura albanese regna sovrano nei gesti delle donne, giovani e di rara bellezza o brutte quanto mai che siano e nell' imposizione agli uomini della loro visione della vita e della morale da osservare. Le mitiche, antiche indistruttibili nonne albanesi, come la mia nonna Rosaria Di Tillo nata il 23 maggio del 1904 a Ururi uno dei quattro paesi del molise con Portocannone, Moltecilfone e Campomarino. Donne che non si fabbricano piu'. Il rituale che passa atrraverso i gesti e che si proietta nelle cose, i capelli tagliati da non lasciare dispersi poiche' qualcuno impossessandosi dei medesimi possa intercedere sul destino dell' incauto, e cosi' le unghie. L' oggetto del maleficio che si nasconde ovunque e che senza scomodare Freud anche se nel nel libro di sfuggita e' citato Jung, e' comopsto da capelli e unghie avvoltolati in una pallina malefica, feticcio e proiezione erotica quanti altri mai. E poi il gesto di pizzicarsi le gote, tutto femminile, in omaggio alla vergogna verso qualcosa venato di malagrazia che passa al graffio delle medesime nella scongiura di un danno irreparabile e indicibile e tale da esorcizzare con il gesto pubblico. Tutto cio' viene rapppresentato al bimbo Ismail durante l' occupazione italiana d' Albania. Nel libro si ride poco ma si sorride molto a denti stetti li' quando una vecchina entrando nella casa avita dei Kadare' esulta riferendo che ci sara' un corteo che gridera' " Viva Muti" in omaggio all' ufficiale in capo sul suolo albanese. Ma si e' mai sentita una simile sconcezza ? Chiede all' uditorio stupefatto. Infatti "muti" in albanese si traduce "cacca", ecco... si sorride se si legge la nota che riporta il significato dello scandalo, ma io mi sono piegato in due dal ridere e ne rido ancora scrivendone. Tutto passa di bocca in bocca in bisbigli e silenzi, nulla si perde in questi uomini che fanno e subiscono la guerra ma che come Mussolini contano meno dell' ultima donna in citta'.

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ele
Recensioni: 4/5

mi sono sentita attratta dal titolo e dalla copertina, non conoscevo l'autore. E' un bel libro, scritto bene e molto delicato nella descrizione dei sentimenti, delle emozioni e dei luoghi.

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Recensioni

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Voce della critica


scheda di Martelli, E., L'Indice 1996, n. 7

"Con questo canto intendo/ essere come lo scolaro/ che nell'ufficio postale/ una vecchia timidamente prega/ di scrivere più chiaro sulla busta/ l'indirizzo del figlio soldato": così scriveva Kadaré in "Note per una nuova generazione". Ismail Kadaré nasce nel 1936 a Gyrokastër, nel sud dell'Albania, "certamente il solo luogo al mondo in cui, scivolando sul bordo di una via, si rischiava di ritrovarsi su una gronda". Sotto la corazza di questo carapace urbano si riproduce miracolosamente, in tempo di guerra, la carne tenera della vita: Dino Tsitso costruisce un aereo in salotto, Javier e Isà tramano rivoluzioni su un mappamondo di cartapesta, Kekezi viviseziona i gatti del vicinato, la figlia barbuta di Cecio Kail scappa con gli italiani, Lame Spiri piange la partenza delle prostitute e Giorgio/
Jorgo/Jürgen Pulo continua a cambiarsi di nome secondo l'avvicendarsi degli invasori (italiani, greci, tedeschi). Il narratore bambino racconta l'Albania come la vede attraverso un monocolo trovato in un vecchio baule: preda di scorribande di topi guidati da Gengis Khan, sorvegliata da un riflettore-Polifemo, prigioniera di un rifugio antiaereo infernale in cui Orfeo ed Euridice si rincorrono disperatamente per proteggere dall'aborto un amore nato sotto i bombardamenti. La cronaca prende forma in un susseguirsi di frammenti di giornali, leggende, stregonerie e presagi di vecchione millenarie e trae la sua energia dai mozziconi di frasi che il bambino ascolta, legge e combina in relazioni insospettabili: "Se sentivo qualcuno dire: 'Ho la testa che bolle', la mia mente, mio malgrado, immaginava una testa che bolliva come una pignatta di fagioli". La stupefacente atmosfera kafkiana rende avvincente il prezioso servizio storico-documentaristico che questo autore, molto noto in Francia, sa offrire al pubblico italiano.

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Conosci l'autore

Ismail Kadaré

Ismail Kadare è considerato uno dei più grandi autori europei. Nato e cresciuto in Albania, ha lasciato il paese nel 1990 in contrasto con la dirigenza comunista, e ha chiesto asilo politico in Francia. La sua opera va dalla poesia alla narrativa alla saggistica. Ha vinto il Prix Méditerranée per stranieri con La Pyramide. Dal 1996 è membro associato a vita dell’Académie des sciences morales et politiques. Nel 2005 gli è stato riconosciuto l’International Booker Prize, mentre nel 2009 ha vinto il premio Principe delle Asturie. È stato più volte candidato alla selezione finale per il Premio Nobel. Nel 2018 è stato insignito del Premio Internazionale Nonino. La nave di Teseo, presso cui è in corso di riedizione...

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