La città delle ossa

In un bosco alla periferia di Los Angeles un cane trova delle ossa. Il proprietario, un medico in pensione, riconosce l’omero di un bambino e allerta la polizia. Il detective Harry Bosch si occupa del caso. L’esame autoptico rivela che il ragazzino, un maschio bianco di circa dieci anni, ha subito maltrattamenti ed è stato ucciso con un violento colpo alla testa, forse sferrato con una mazza da baseball. La morte risale a una ventina di anni prima, tra il 1975 e il 1985. Il cranio porta i segni di una precedente frattura, operata in ospedale, e da questa e dalle segnalazioni dei minori scomparsi Bosch risale all’identità del bambino, Arthur Delacroix. La sorella però sostiene che il trauma era dovuto a un incidente con lo skate board. Un uomo che abita nella zona del ritrovamento e ha precedenti per pedofilia è sospettato, ma esce presto dalla scena, e le indagini si rivolgono ai parenti. Harry Bosch è il classico detective hard boiled, è un tipo solitario, divorziato, che ha relazioni brevi e superficiali con le colleghe, come la recluta Julia Brasher ma tutti i personaggi sono appena tratteggiati e non suscitano empatia. La prima preoccupazione di Harry è tenere a distanza la stampa, che detesta. Il racconto è molto lento, è un giallo classico che vive sulle intuizioni del detective Bosch più che su prove o indagini scientifiche; il colpo di scena finale è piuttosto forzato e alcuni particolari sono incongruenti, come il primo sopralluogo notturno nel bosco, la conservazione per decenni di foto compromettenti, la tentata fuga di un sospettato ancora prima di essere interrogato. Connelly dedica molto spazio ai problemi all’interno del corpo di polizia: impreparazione, corruzione, desiderio di apparire, volontà di coprire eventuali errori o passi falsi degli agenti. L’argomento è, però, poco interessante e non suscita emozioni. E’ una storia estiva scorrevole ma poco coinvolgente, presto dimenticata.

Sto leggendo tutti i gialli di Conenlly in successione cronologica di scrittura. LA CITTA' DELLE OSSA si inserisce ottimamente nel solco dei precedenti, pur partendo un po'in sordina. Ma poi il ritmo diventa incalzante, nel consueto stile Connelly: descrizione accurata delle indagini (sembra un diario personale dell'attività investigativa di Harry Bosch), episodi della vita privata di Harry che interferiscono con quella lavorativa, personaggi del passato che ritornano, con sottile piacere degli appassionati. Rispetto ad altri (come il precedente IL BUIO OLTRE LA NOTTE) l'aspetto psicologico risulta meno approfondito, ma la lettura tiene sempre col fiato sospeso tanto da risultare difficoltoso chiudere il libro prima di averlo terminato.

Trama molto bella ed articolata, con personaggi interessanti; ritmo un po' blando. Rimane, comunque, un buon thriller da leggere.