Chiudi

Aggiungi l'articolo in

Chiudi
Aggiunto

L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri

Chiudi

Crea nuova lista

Cinque anni che paiono secoli. Antonio Gramsci dal socialismo al comunismo (1914-1919) - Leonardo Rapone - copertina
Cinque anni che paiono secoli. Antonio Gramsci dal socialismo al comunismo (1914-1919) - Leonardo Rapone - copertina
Dati e Statistiche
Wishlist Salvato in 15 liste dei desideri
Cinque anni che paiono secoli. Antonio Gramsci dal socialismo al comunismo (1914-1919)
Disponibilità immediata
27,08 €
-5% 28,50 €
27,08 € 28,50 € -5%
Disp. immediata
Chiudi
Altri venditori
Prezzo e spese di spedizione
ibs
27,08 € Spedizione gratuita
disponibilità immediata disponibilità immediata
Info
Nuovo
Libreria Nani
28,50 € + 6,50 € Spedizione
disponibile in 4 giorni lavorativi disponibile in 4 giorni lavorativi
Info
Nuovo
Libreria Bortoloso
28,50 € + 6,30 € Spedizione
disponibile in 5 giorni lavorativi disponibile in 5 giorni lavorativi
Info
Nuovo
Multiservices
28,50 € + 7,50 € Spedizione
disponibile in 5 giorni lavorativi disponibile in 5 giorni lavorativi
Info
Nuovo
Libreria Nani
28,50 € + 6,50 € Spedizione
disponibile in 15 giorni lavorativi disponibile in 15 giorni lavorativi
Info
Nuovo
Altri venditori
Prezzo e spese di spedizione
ibs
27,08 € Spedizione gratuita
disponibilità immediata disponibilità immediata
Info
Nuovo
Libreria Nani
28,50 € + 6,50 € Spedizione
disponibile in 4 giorni lavorativi disponibile in 4 giorni lavorativi
Info
Nuovo
Libreria Bortoloso
28,50 € + 6,30 € Spedizione
disponibile in 5 giorni lavorativi disponibile in 5 giorni lavorativi
Info
Nuovo
Multiservices
28,50 € + 7,50 € Spedizione
disponibile in 5 giorni lavorativi disponibile in 5 giorni lavorativi
Info
Nuovo
Libreria Nani
28,50 € + 6,50 € Spedizione
disponibile in 15 giorni lavorativi disponibile in 15 giorni lavorativi
Info
Nuovo
Altri venditori
Prezzo e spese di spedizione
Chiudi

Tutti i formati ed edizioni

Chiudi
Cinque anni che paiono secoli. Antonio Gramsci dal socialismo al comunismo (1914-1919) - Leonardo Rapone - copertina

Descrizione


1914-1919. Cinque anni che hanno contato come "cinque secoli di storia". Così li vedeva il ventottenne Antonio Gramsci pochi mesi dopo la fine della Grande guerra. Cinque anni che avevano stravolto le condizioni della vita associata e i quadri mentali di sterminate masse di uomini. Ma in quei cinque anni si era rivoluzionata anche l'esperienza di vita dello stesso Granisci. Per la prima volta viene qui ricostruito l'itinerario biografico e intellettuale attraverso cui uno studente appassionato di glottologia si avviò a essere il massimo pensatore e dirigente politico del nascente comunismo italiano.
Leggi di più Leggi di meno

Dettagli

2011
20 ottobre 2011
421 p., Brossura
9788843060900
Chiudi

Indice

Abbreviazioni degli scritti di Gramsci
Prologo
1. Dal garzonato universitario ai consigli di fabbrica. Lineamenti di biografia
La sprovincializzazione di un giovane sardo
L'apprendistato socialista
1917. Historia facit saltus
Verso l'ordine nuovo
2. L'Italia, gli italiani, Giolitti
Un paese disgraziato
Il socialismo e il carattere degli italiani
Machiavello e Stenterelli
L'Italia non e l'Inghilterra
Miseria della borghesia italiana
Il trasformismo
Antigiolittismo
3. La guerra
Carattere versus sentimento
La guerra delle idee
La guerra non e inevitabile
Oltre lo Stato-nazione
Dalla Societa delle Nazioni all'Internazionale comunista
4. Il socialismo
L'uomo e la storia
Cultura e organizzazione
Contro il riformismo: intransigenza, distinzione, liberismo
Ordine, armonia, individuo collettivo
Miti negativi: democrazia, giacobinismo, massoneria
5. La rivoluzione
La rivoluzione in atto: la Russia
La rivoluzione in fieri: l'Italia
Le rivoluzioni del 1919
Lo Stato nuovo

Voce della critica


Nell'ambito del rinnovato interesse degli studiosi verso la formazione del giovane Gramsci, il presente volume si segnala sia per l'impostazione, sia per l'impianto interpretativo. E infatti al centro della ricerca vi è una accurata rivisitazione degli scritti giovanili di Gramsci. Essa era divenuta ormai ineludibile ai fini di una ricostruzione dell'intero pensiero gramsciano che potesse avvalersi degli enormi progressi degli studi intervenuti recentemente. Ma vi è di più: il punto di vista prescelto è che, "se si vuol capire Gramsci per ciò che realmente fu", è necessario non già "misurarne la maggiore o minore distanza da un punto fermo determinato a priori", bensì ricostruire "il processo genetico delle sue riflessioni" a partire dall'individuazione e dalla contestualizzazione delle sue fonti ispiratrici e dal carattere processuale della sua riflessione teorica e politica.
È qui chiaramente tracciata la prospettiva più adatta per misurarsi con un nodo cruciale del primo laboratorio gramsciano: e cioè il procedere mettendo "al servizio della prospettiva socialista moduli culturali, regole di vita, imperativi etici tratti da contesti intellettuali esterni all'alveo del socialismo, a seconda dei casi immettendovi un diverso contenuto esistenziale", oppure "mutandone la logica interna (…) o ponendone in risalto l'apporto tanto alla vecchia quanto alla futura organizzazione sociale". Si tratta di un processo che, a partire dalla realtà quotidiana di Torino in guerra, si allargherà a una visione più generale dei rapporti tra azione politica e vita morale, investendo via via le principali questioni della scena nazionale e internazionale. Anzitutto, i nodi irrisolti della storia dell'Italia liberale, l'assenza di una borghesia e di un ceto politico dirigente capaci di assolvere al compito di promuovere un moderno sviluppo capitalistico e di fondare istituzioni improntate ai principi liberali, così come era avvenuto in Inghilterra, con tutte le ricadute sulla mancata crescita della società civile e con tutti gli aspetti degenerativi sul piano dei dispotico-trasformistici metodi di governo e degli stessi comportamenti, costumi e modi di pensare del popolo italiano.
Nota giustamente Rapone come, nella polemica contro la "mancanza di carattere" della borghesia italiana e contro il giolittismo, ma anche nell'insistenza sull'arretratezza culturale, la subalternità e le chiusure particolaristiche delle classi popolari, Gramsci non solo fosse largamente tributario nei confronti delle avanguardie letterarie del primo Novecento, dell'impostazione critica della "Voce" e della battaglia salveminiana, ma per più di un aspetto riecheggiasse l'insegnamento di De Santis e di Bertrando Spaventa e non si sottraesse al confronto con gli stessi Mosca e Pareto; oppure, come nella contrapposizione tra protezionismo e liberismo e nell'assunzione di quest'ultimo a fattore non solo di progresso economico ma anche politico e a paradigma di una nuova moralità sociale, egli risentisse profondamente della lezione di Luigi Einaudi e di Edoardo Giretti.
E tuttavia, sulla base di un'approfondita disamina delle fonti, il volume dimostra l'inconsistenza delle tesi sia di quegli autori che hanno sbrigativamente assimilato Gramsci alle correnti del pensiero antidemocratico di quegli anni, sia alle interpretazioni che, alla luce dei prestiti liberali e liberisti presenti negli scritti giovanili, hanno contestato alle radici il marxismo di Gramsci. La critica del sistema parlamentare, infatti, non approderà mai in lui alla contrapposizione di principio tra governanti e governati, bensì, all'opposto, alla prefigurazione del suo superamento, mentre l'antigiolittismo ha in questi anni come punto di riferimento non già l'antiparlamentarismo e l'antiegualitarismo, bensì l'affermazione di un "completo e integrale liberalismo" che in Italia era sempre mancato.
Su un altro versante va segnalata, per lo spessore, la parte del volume dedicata alla genesi del marxismo di Gramsci, a partire dalla funzione essenziale di tramite svolta dall'incontro con la filosofia neoidealistica. È merito dell'autore aver ricondotto a un contesto unitario i molteplici ambiti di questo percorso: la centralità dell'iniziativa umana contro ogni trascendentalismo; l'attenzione ai movimenti reali come "forze motrici" del processo storico e il rifiuto di ogni astratto utopismo e ideologismo; la difesa del rigore e della serietà della cultura come regola di vita morale e di elevazione individuale non solo nel campo della "battaglia delle idee" nel tempo presente, ma anche e soprattutto nella prospettiva della futura società socialista; la polemica antipositivistica e il richiamo alla discendenza del marxismo dalla tradizione filosofica dell'idealismo tedesco.
Sono tutti elementi che concorreranno a definire fin dal 1916-17 i tratti originali del marxismo di Gramsci e in particolare la sua avversione contro ogni riduzione del materialismo storico a una concezione deterministica dello sviluppo e a ogni materialismo oggettivistico di stampo positivista. È qui riscontrabile un'impostazione del rapporto fra necessità e soggettività, fra struttura economica e forme della coscienza in cui è anche possibile leggere in controluce l'influenza dei Saggi di Antonio Labriola (ma su questo punto una più attenta considerazione avrebbe forse meritato la figura di Rodolfo Mondolfo). Ciò che tuttavia si tende soprattutto a sottolineare è l'autonomia di Gramsci, la sua adesione selettiva ad aspetti del pensiero filosofico di Hegel, di Croce e di Gentile, la sua utilizzazione politica e, non di rado, il suo rovesciamento dell'idealismo in funzione dei temi e delle battaglie culturali che egli conduceva nell'ambito del socialismo. Per questi motivi non sembra un esercizio utile discettare su un "Gramsci einaudiano", oppure "crociano o gentiliano" e in generale su un Gramsci "liberale". All'opposto, ben più ricco di risultati può essere il metodo di rapportarsi a "un Gramsci che nel costruire la sua concezione del socialismo assume e rielabora motivi della cultura del suo tempo, riconvertendoli e rendendoli funzionali a una prospettiva politica e storica alternativa a quella originaria".
In sede conclusiva si può qui solo accennare ad alcuni ulteriori temi spiccatamente gramsciani che rendono preziosa la lettura di questo volume: la questione dell'intervento in guerra e il rapporto privilegiato dei giovani socialisti torinesi con il Mussolini socialista; il confronto ravvicinato con Croce sulla "grande guerra", sulla sua evitabilità o inevitabilità, sul superamento degli stati nazionali all'insegna dell'egemonia wilsoniana e della Società delle Nazioni, ma anche l'estraneità di Gramsci al dibattito sul capitale finanziario e sull'imperialismo che nella fase precedente e nel corso della guerra aveva impegnato il movimento socialista internazionale; l'influenza di Péguy e Sorel sul tema dell'Ordine Nuovo da costruire fin dalla fase preparatoria della rivoluzione e sul presente che avrebbe dovuto anticipare l'avvenire, il che avrebbe trovato un terreno fondamentale di sperimentazione e di verifica nel movimento dei Consigli di fabbrica; e infine la Rivoluzione russa, non solo nella celebre accezione di rivoluzione contro il Capitale, ma anche nella sua irrisolta tensione fra autodeterminazione delle masse e disciplinamento "dall'alto" dell'intera società.
Claudio Natoli

Leggi di più Leggi di meno
Chiudi
Aggiunto

L'articolo è stato aggiunto al carrello

Chiudi

Aggiungi l'articolo in

Chiudi
Aggiunto

L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri

Chiudi

Crea nuova lista

Chiudi