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Il cimitero marino
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Il cimitero marino - Paul Valéry - copertina
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cimitero marino

Descrizione


Con Claudel, Gide e Proust, Paul Valéry è stato uno dei massimi esponenti della letteratura francese della prima metà del secolo scorso. Il suo celebre "Cimetière marin", uno dei vertici della lirica del novecento, accompagna il lettore in un percorso fitto di riferimenti simbolici e mitici, dalla contemplazione della morte, tra le tombe del cimitero di Sète, all'esaltazione della vita, seguendo il vento che si è alzato a muovere il mare. La traduzione di Raul Capra, che intende mantenere la struttura strofica e ritmica dell'originale, ma senza il vincolo illusorio e sviante delle rime, è preceduta da un'ampia introduzione che esamina le precedenti traduzioni italiane del "Cimitero marino", collocandole nell'ambito delle problematiche dell'odierna traduttologia.
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Dettagli

2016
26 maggio 2016
60 p., Brossura
9788868570880

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Cristiano Cant
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Non è forse inutile addentrarsi in questo monumento poetico con una accorta premessa, cioè con le stesse parole di Valery in una lettera a Jacques Doucet: "Questa è la mia opera personale. Vi ho messo solo quello ch'io sono, le sue oscurità sono le mie, e la luce che può contenere è quella stessa che ho visto nascendo". In ventiquattro sestine immortali qui dimora l'intera materia dell'essere tradotta in uno dei più alti sforzi che il silenzio pensante sia mai riuscito ad offrire. Uno sguardo si piega su un luogo di sepoltura, la quiete definitiva, e legge e scruta dentro se stesso le mille percezioni del sentire, le vaghe rotte di un comprendere sfuggente, il dolore di attese e mutamenti:"Davanti a un mare che è luce e destino in movimento: "Come il frutto si scioglie nel gustare,/ come in delizia muta la sua assenza,/ in una bocca ove la forma smuore,/ io qui assaporo il mio fumo futuro,/ e il cielo canta all'anima dissolta/ lo sfarsi delle rive in risonanza". Un contrasto fra l'invito e la resa, fra un amare e pensare la vita nelle sue segretezze più enormi e ciò che ci azzittirà una volta per tutte, quello che il poeta chiama "il verme inconfutabile". A tratti in questa voce narrante si affaccia l'idea di deporre ogni pensiero e darsi alla grandezza degli elementi. le mani sognano di stringere in pugno un Tutto di puro abbandono: "Spezza, corpo questa forma pensosa,/ bevi, mio petto, il nascere del vento": Ma torna presto il contrasto, l'urto fra un buio che è lì, sotto terra, e la vita nelle sue fragili meravigliose mosse, l'inatteso, il grande, il semplice. Qualcosa affiora e non affiora, consola e atterrisce, divora e incanta, e la coscienza sbattuta è come un'onda in balia di percezioni alternanti, di sussurri d'astri sconosciuti, di un solletico d'apostrofi divini, di lente rinascite e perdite eterne, di eterne consegne del sensibile assolte e mancate. Capolavoro assoluto, crocevia insuperabile nel doloroso percorso del Novecento poetico.

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Paul Valéry

1871, Sète

(Sète 1871 - Parigi 1945) poeta e saggista francese. Prima vocazione poetica e crisi intellettuale Di madre italiana e padre corso, ebbe precocemente quella consuetudine col mare e col paesaggio mediterraneo che tante immagini e spunti di meditazione avrebbero suggerito alla sua opera. Studiò alla facoltà di legge di Montpellier: lì strinse amicizia con P. Louys, che lo mise in contatto con A. Gide e S. Mallarmé. Incoraggiato da quest’ultimo, pubblicò alcune poesie su una rivista simbolista, «La Conque»; altre ne scrisse fino al 1896. Le sue letture (Baudelaire, Poe, Huysmans) sembravano testimoniare di una sicura vocazione letteraria; ma nel 1892 ebbe una violenta crisi (la famosa «notte di Genova», paragonata dai biografi...

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