Ci vediamo al bar Biturico

Giada e Bruno: le loro due voci, sole, si intrecciano sotto il cielo dell'estate di Anacapri. Sono i protagonisti del romanzo più chiacchierato del momento, opera di un misterioso autore, che ha deciso di firmarsi con uno pseudonimo e sulla cui vera identità si è già scatenata una ridda di ipotesi. Il libro, peraltro, fa parlare di sé anche per via della trama e dei suoi morbosi risvolti: amore, sessualità, passioni ormai sopite improvvisamente risvegliate, desiderio di scoperta, potere della sensualità. Vestendo i panni dei due personaggi, la ragazzina adolescente che cerca e trova infatuazioni sterili con ragazzi intimiditi, e l'attempato intellettuale che traccia impietosamente un bilancio della sua vita, i patimenti, le irrequietezze, le crisi della giovinezza e dell'età adulta si intrecciano, si confrontano e si confondono. Il dialogo corre svelto tra le pagine, svelando non solo una trama di desideri e di illusioni, ma rispecchiando anche i rapporti affettivi/ostili tra mogli e mariti, tra genitori e figli. La vicenda si trasforma così in un ritratto crudele ma sincero, delle nostre comuni fragilità. Le voci di entrambi i narratori appaiono feroci e sarcastiche, ma anche indifese e appassionate. Spietato è il professore nel suo disincanto nei confronti del mondo e della sua vita familiare, non meno spietato è lo sguardo della ragazzina sui genitori e sullo stesso professore, che la osserva da lontano, ogni giorno più sorpreso dai propri trasalimenti, mentre beve Gin&Tonic al "Bar Biturico", o mangia «linguine alla Machiavelli» al solito ristorante, o guarda la spiaggia di cemento dalla solita terrazza, finché i loro sguardi si urtano, si attirano, si respingono. Ma proprio quando questi due universi così diversi si incontrano giunge nell'isola il figlio del professore che arriva dalla Birmania e tutto viene rimesso in gioco…