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Le chiese di San Lorenzo e San Domenico. Gli Ordini Mendicanti a Napoli
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Descrizione


La chiesa francescana di San Lorenzo Maggiore e la domenicana San Domenico Maggiore, svolgono, nella storia di Napoli e del suo tessuto urbanistico, ruoli diversi e complementari: San Lorenzo, insediamento paleocristiano vicino al mercato, ha una funzione amministrativa, sede materiale e fulcro dell'antica rappresentanza municipale; San Domenico rappresenta piuttosto un'esperienza originale di cultura teologica, "laboratorio di una politica al servizio del regno". I due conventi e le loro chiese sono il risultato stratificato, ricchissimo, dell'avvicendarsi di architetti, pittori e scultori di primo livello, ingaggiati per dipingere cappelle e impreziosire di interventi decorativi gli ambienti austeri delle cittadelle monastiche.
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Dettagli

2005
26 aprile 2005
176 p., ill. , Brossura
9788851002268

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Marco Botti
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Ero alla ricerca di un approfondimento sulla figura di Montano d'Arezzo, purtroppo praticamente ignorata nella sua terra natìa e poco conosciuta e valorizzata in generale. Questo volume è stato per me utilissimo e non poteva essere altrimenti, visto che il capitolo che mi interessava particolarmente era firmato da Leone de Castris, uno dei maggiori storici dell'arte in Italia.

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MARIO GAGLIONE
Recensioni: 5/5

Il volume raccoglie le relazioni tenute nel corso della seconda giornata di studi su Napoli organizzata a Losanna nel 2001 da S. Romano e N. Bock. L’introduzione storica relativa alle fasi dell’insediamento dei francescani e domenicani in città nei primi decenni del secolo XIII, è stata curata da Giovanni Vitolo e Rosalba Di Meglio che hanno analizzato anche i rapporti tra gli Ordini mendicanti, la nobiltà di seggio e la dinastia angioina. Tra i numerosi saggi storico-artistici si segnala quello di Caroline Bruzelius che propone una suggestiva lettura delle fasi di costruzione della chiesa. Secondo la studiosa le cappelle delle navate laterali necessarie alle celebrazioni di messe quotidiane dei frati ordinati sacerdoti e poi passate in patronato a famiglie nobili del seggio di Montagna, vennero aggiunte alla preesistente basilica paleocristiana (sec. VI) già intorno al 1260, mentre il magnifico coro fu costruito tra il 1270 ed il 1305. La Bruzelius ipotizza poi che il transetto fosse organizzato in una struttura ad U a doppie navatelle soppressa nel periodo 1323-1324, quando alla navata vennero aggiunte tre campate per accogliere le cappelle funerarie della famiglia Di Capua. Una riproposizione invece della tradizionale lettura della cronologia dell’edificio che vuole il coro eseguito anteriormente alle cappelle laterali della navata è nel saggio di J. Krüger. Francesco Aceto poi ripercorre le vicende delle memorie angioine presenti nella chiesa ed in particolare delle cappelle di fondazione reale e della notissima tavola di Simone Martini raffigurante l’Incoronazione di re Roberto d’Angiò da parte del fratello S. Ludovico di Tolosa (1317), che lo studioso, sulla base di una notizia riportata da Angelo Di Costanzo, ritiene in origine posta sull’altare maggiore. Altri preziosi contributi riguardano l’attività napoletana del pittore Montano d’Arezzo operante anche a San Lorenzo (P. Leone De Castris) e quella del pittore romano Pietro Cavallini in S. Domenico maggiore (A. Tomei). MARIO GAGLIONE

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