Chiesa e pedofilia. Una ferita aperta

Credo proprio che l'autore, fra le prevenzioni e le piste da seguire per fronteggiare in modo adeguato e conseguentemente contenere al minimo l'aberrante fenomeno della pedofilia,doveva includere la eliminazione dell'obbligo del celibato e connesso voto di castità, che come è noto viene ampiamente e diffusamente disatteso (concubinato ecclesiastico,omosessualità e,in misura più accentuata, proporzionalmente, di quanto accade in ambienti non religiosi, pedofilia),in quanto sicuramente innaturale e -per niente da escludere- contro lo stesso volere divino (tale è infatti la convinzione dei "Fratelli maggiori" di noi Cristiani ,come G,Paolo II ha chiamato gli Ebrei). Purtroppo la totale mancanza di una franca dialettica nella Chiesa,conseguente alla previsione e messa in atto di sanzioni e/o emarginazione nei confronti di chi pone in discussione quanto stabilito dalle Autorità Ecclesiastiche, fa si che rimanga sommerso e quindi non agevolmente percepibile o efficacemente evidenziabile a livello istituzionale qualsiasi proposta di innovazione. Sembra,però,quasi evidente che l'autore faccia,seppure indirettamente,intravedere qua e là l'esigenza di una approfondita riflessione sulla opportunità della permanenza dell'obbligo citato,evidenziando magistralmente (Indicazioni specifiche per l'ammissione e formazione in seminario) quanto sia arduo il cammino da proporre ai candidati alla vita religiosa e come conseguentemente appaia ridottissimo il numero degli "eletti",facendo nascere il dubbio che non sia davvero questa "la chiamata all'amore " e "la risposta amorevole nei confronti del Signore"("cura affectuum" del citato capitolo),come Benedetto XVI,ben ispirato,pare voglia chiaramente dire nella sua mirabile enciclica " Deus Caritas Est".