Chi è senza colpa

L'ultimo noir di Lehane ha al centro un cane, un cucciolo ammazzato di botte in un cassonetto e curato amorevolmente da Bob, un bravo ragazzo la cui solitudine è emblematizzata proprio dall'animale e che forse ha trovato anche una donna, sfregiata nel corpo e nell'anima dalla vita o meglio dagli uomini. Ambienti e personaggi sono gli stessi del capolavoro Mystic River, Boston, i quartieri, i locali, criminali e operai, poliziotti e preti, il fiume, solo che adesso al posto dei vecchi irlandesi tosti, duri, ma ancora con un residuo di umanità, sono arrivati quelli davvero cattivi, i ceceni, che operano con seghe elettriche e sparachiodi. Bob lavora nel pub del cugino Marv, un piccolo boss spodestato a cui i nuovi padroni hanno tolto tutto, anche la dignità, un drop bar, un "parcheggio" in cui viene depositato il denaro fatto su nella giornata (droga, scommesse, estorsioni, prostituzione) e ritirato la mattina dopo. L'inferno si apre con una rapina proprio in quel bar intoccabile e si rinchiude con effetti da incubo la sera del superbowl quando il giro di scommesse tocca un milione di dollari. Altri drammi invisibili perché metafisici – peccato, perdono, espiazione – ma non meno distruttivi scivolano accanto: Bob ha qualcosa di oscuro nel passato, una colpa che non ha redenzione; Nadia non può più andare avanti da sola nemmeno un giorno; Marv sogna l'ultimo colpo e la Thailandia. Tutti umiliati, delusi, offesi e perdenti senza speranza. Per qualcuno buono o meno cattivo, però, c'è San Rocco protettore di farmacisti (che medicano ferite), scapoli (solitari), accusati (ingiustamente) e ovviamente cani. Indimenticabile la risposta di Bob a Nadia sbigottita quando lui spara allo psicopatico che lo ricatta in cambio del cane e della donna: "Picchiava il mio cane". Così Rocco apre e chiude un romanzo teso come una corda di balestra lunga appena duecento pagine. Fernando Rotondo