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Che c'azzecca. Pretesti matematici per parlare di Molise. E viceversa
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Descrizione


È possibile, raccontando cose matematiche, apprendere che Ernest Hemingway in Addio alle armi parla di un prete originario di Capracotta (Is), che l'incisore e litografo olandese Maurits C. Escher, in un suo tour in Italia, fu attratto dal castello incastonato sulla roccia di Cerro al Volturno (Is) e lo ritrasse in una mirabile xilografia, che in una chiesa di Acquaviva Collecroce (Cb) si può osservare il quadrato magico Sator-Rotas, che è possibile ascoltare il dialetto molisano-croato, il nanašu, su un sito del Cnr francese, che il Molise, oltre alle tre Diocesi, ha una quarta sede episcopale non diocesana, che gli stazzi, i ricoveri per le pecore, sui monti delle Mainarde o lungo i tratturi che dall'Abruzzo portano in Puglia, sono stati costruiti dai pastori rispondendo alle stesse teorie con le quali oggi sono posizionate sul territorio le antenne per la telefonia mobile, che una legge del 1989 stabilisce la frequenza di accordatura degli strumenti musicali o che i confini del Molise sono tortuosi quanto le coste dell'Australia? Viceversa, è possibile, raccontando di toponimi, territori, specialità e tradizioni della ventesima regione d'Italia, finire a parlare dei teoremi isoperimetrici di Zenodoro, degli assiomi di Peano, di Nepero e i suoi logaritmi, di Mandelbrot e i suoi frattali, di Fourier e delle sue trasformate? Il sapore di questo volume è antico, raccoglie il testimone del racconto e della cultura non frazionata in compartimenti stagni e risponde alle sfide dei quesiti posti nelle due domande precedenti. Prova, inoltre, a coniugare il linguaggio formale di qualche passaggio matematico con le parole spontanee e comprensibili delle piazzette e delle sagre paesane.
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Dettagli

2024
15 maggio 2024
312 p., ill. , Brossura
9788851602475
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