Cervantes

Una vita che diviene capolavoro letterario solo verso il termine della propria esperienza umana attraversata da una miriade di avvenimenti quasi sempre infausti e pervasi da una miseria pressochè costante. In tali frangenti, è chiaro che per Cervantes i mezzi tecnici letterari di cui disponeneva fin da giovane erano da lui intesi quasi esclusivamente come uno dei vari mezzi per racimolare denaro. Il carcere diviene luogo di riflessione sulle proprie esperienze e sui personaggi che si sono affacciati insieme a lui sul grande palcoscenico della vita. Bruno Frank, forse anche per aver vissuto in epoca e frangenti diversi, esperienze in parte parallele a quelle di Cervantes, fa uscire dalla sua penna un romanzo triste e gradevolissimo che conduce inesorabilmente il lettore che non l'avesse ancora fatto ad aprire immediatamente il Don Chisciotte.

Propedeutica alla lettura del Don Chisciotte, una biografia romanzata (vista la scarsità di fonti) di Cervantes per entrare un po' nel mood. Una vitarella niente male: battaglia di Lepanto, mutilazioni, schiavitù, amori, fame&miseria, fortuna&fallimenti, il suo reale e desolante incontro con la Mancha e i mulini, la galera e infine, il trionfo. Da sola, la sua vita è un romanzo picaresco, ora vedremo quanto ne ha attinto per dare forma e sostanza all'hidalgo più famoso della Narrativa mondiale. Bruno Frank è un buon biografo e narratore assieme: va via liscio sulle asperità della vita altrui, attenuandone gli scossoni, mai a scapito dell'efficacia di un'esistenza travagliata gradevolmente restituita.

Salire verso un capolavoro: svicolare tra costoni difficili, aggirare sentieri sinistri, schivare buche scivolose, evitare appigli ingannevoli. Scendere verso un capolavoro: lo sguardo che si annida nei più tortuosi anfratti del sentire, nel magma più inesplorato di una coscienza altissima, nelle forre più estreme, nei cunicoli più maligni. L'intelligenza, l'umiltà, l'amore stesso per una ricerca e per una vita così enorme possono sfidare questo e altro nel percorso ad onorare un genio. Libro splendido, una delle biografie più struggenti e sofferte della letteratura tutta regalata qui con maestria favolosa, rispetto raro, e, ancora, unicamente amore. Pagine che si leggono come in una piana sinfonia commossa, gli urti della contraddizione e della storia risolti in un personaggio vertiginoso che annienta ogni penoso assioma di ragione. Cosa può aver condotto Cervantes a offrire al mondo la vacillante immortalità del Chisciotte se non la folle insania della vita vera in tutti i suoi nodi? Una specie di fede cocciuta ad inseguire il ciuffo di una musa sbalestrata che tuttavia lo chiamava, lo pungeva di notte con aghi di invito. Nascono così i sogni resi materia, l'alito non più terreno che soffia fra le narici del poeta. Non c'è soluzione al dramma, la letteratura forse questo ci ha sempre detto, ma attraversarlo in quel meraviglioso tentativo colmo di bene, di astrusa e onirica sapienza, di assoluta credulità in una giustizia giusta, ecco, basta già questo sforzo a donare i galloni della nobiltà più unica alle traversie di un'esperienza umana. Formidabile ritratto di un colosso, sorriso e profondità. Sotto l'elmo a forma di bacinella Cervantes sapeva d'aver creato uno dei cuori più riusciti dell'intero cosmo poetico.