Il cavallino ammaestrato. Ediz. a colori

Ha quarant’anni, ma non li dimostra, questa favoletta senza (apparente) magia che sprizza buonumore e ottimismo da tutte le pagine, per la semplicità e l’abilità del racconto e soprattutto per disegni coloratissimi, divertenti, scapigliati e “chiassosi”. Tanto che, senza nulla togliere al bravo Yeoman, per una volta vale la pena di porre in testa il nome dell’illustratore, nientedimeno che Sir Quentin Blake: autore di oltre trecento libri per bambini e ragazzi, fra cui quelli di Roald Dahl, che gli hanno valso un successo mondiale, e in Italia quelli di Bianca Pitzorno, vincitore nel 2002 dell’H. C. Andersen Award. La storia, come detto, è semplice, chiara, giocosa e piacevole per chi inizia a leggere, indicata per un bell’apprendistato. Siccome la scuola era lontana il papà decise di comprare un cavallino per i gemelli Vicky e Bertie e diede loro due ghinee d’oro. Al mercato parteciparono all’asta in mezzo ad allevatori infagottati in cappottoni e puzzolenti di birra e tabacco e si innamorarono subito di un Cavallino Ammaestrato che li seguì a scuola dove con il permesso della maestra si sedette tranquillo e imparò a fare operazioni battendo lo zoccolo sul banco, a leggere e scrivere prendendo le lettere con la bocca e a indicare i Paesi sul Mappamondo. Quando la fattoria andò in crisi i gemelli partirono per Londra con il Cavallino, che ottenne un successo strepitoso nel Teatro per ragazzi interpretando Aladino, Cenerentola, Pollicino, Cappuccetto Rosso eccetera, in un tripudio di colori e invenzioni caratteristici di Blake. Il finale naturalmente è lieto: grazie ai guadagni i bambini, divenuti artisti, poterono comprare nuovi animali per la fattoria. Che cosa insegna l’albo? Niente, se non che leggere è bello, e anche guardare belle figure. Da cinque anni

Recensione di Fernando Rotondo