Il cavaliere d'Islanda. Vol. 1

Libro bellissimo da leggere. Sarebbe sufficiente la scorrevolezza e la felicità di soluzioni narrative dimostrate dall'autrice, ma risulta anche piacevole perché percorre e descrive in modo lineare grandi pagine di storia. Forse si può accusare la scrittrice di aver voluto raccontare troppe vicende vissute dal protagonista altrimenti difficilmente correlabili, se non per la contemporaneità storica.

Davvero deludente. Estremamente sopravalutato. C’è qualche momento intenso e grazie al cielo risulta abbastanza scorrevole, ma nel complesso la trama è blanda e senza emozioni. La ricostruzione presentata è inverosimile, per non dire ridicola, sia nel proporre certi personaggi storici sia nella realtà generale. L’aspetto psicologico del protagonista ha un ruolo cruciale, tanto cruciale da mettere in ombra tutto il resto. I grandi eventi a cui prende parte sono esibiti banalmente, l’Islanda e Costantinopoli ad esempio vengono a mala pena toccate, senza il minimo approfondimento, le battaglie sono appena abbozzate. Per di più ne viene fuori un personaggio terribilmente artificiale, circondato da figure altrettanto se non più irreali e forzate. Se non do una sola stella è solamente grazie alla descrizione della setta dei catari, unico elemento che suscita un minimo d’interesse. Anche se va tenuto in conto che il tutto viene visto secondo un’ottica decisamente arbitraria, fortemente anti-cattolica e impregnata della filosofia spicciola dell’autrice. Inoltre c’è quella che può essere definita una vera e propria ossessione per il sesso. Alcune di queste... caratteristiche contraddistinguono anche “Il sole invincibile”, altro libro della Salvatori, anch’esso tutt’altro che un testo eccezionale, di cui però ho preferito considerare maggiormente gli aspetti positivi. Cosa impossibile con “Il cavaliere d’Islanda”. Per chi cerca semplicemente una bella lettura sconsiglio vivamente questo libro, per chi cerca un romanzo storico che abbia realmente qualcosa di “storico” sconsiglio questa autrice.

La mia prima impressione su questo romanzo non è stata molto positiva. Non riuscivo ad appassionarmi alla storia, non riuscivo ad aver voglia di andare avanti. Poi mi sono ricreduta. L'unico difetto di questo romanzo è che ci sono troppe svolte, e troppo improvvisamente si cambia ambientazione, situazione, personaggi... Dovessi raccontare per ordine ciò che è successo a Kveld non ci riuscirei: ho appena finito il romanzo eppure non me lo ricordo! Il personaggio del cavaliere d'Islanda però è riuscito benissimo: l'autrice l'ha voluto perfetto (in ogni senso) senza cadere nel tranello di renderlo inverosimile, come fanno molti altri che attribuiscono ai loro personaggi tutte le virtù e nessun difetto rendendoli piatti, senza spessore psicologico, falsi, quasi odiosi. Kveld è invece perfettamente riuscito, per questo mi sento di farle i complimenti, perché solitamente è molto più facile creare i cattivi perfetti, piuttosto che i buoni perfetti... Un altro pregio è l'interessantissima trattazione del credo cataro in contrapposizione alla chiesa di Roma, che mi ha appassionato tantissimo, oltre ad essere magistralmente documentata. E ancora, lo stile alto ma non superbo, distinto ma non arrogante, quasi poetico, ha reso la lettura più piacevole di quanto mi aspettassi all'inizio. Un bel 4 dunque, perché non mi sento di dare di meno, anche se non posso dire che sia il miglior romanzo che abbia mai letto. Comunque lo consiglio.