Il caso Montesi. Sesso, potere e morte nell'Italia degli anni '50

Mi aspettavo un libro diverso. Speravo facesse finalmente luce su quanto successo, a distanza di sessant'anni, o che almeno indirizzasse verso una probabile verità, ma non è così. Nessuna rivelazione, nessuna prova emersa dalla polvere. Nulla. Il mistero resta mistero. O forse, più facilmente, il segreto di Stato rimano segreto. Non sapremo mai la verità. E questo è quanto. Tutto il libro si articola su una raccolta di gossip riguardanti ciascuno degli attori e degli spettatori - involontari e non - di questa oscura vicenda, in maniera un po' pedante e davvero poco illuminante circa il fatto. Insomma, non centra davvero il bersaglio. Certo, dà un'idea piuttosto chiara di quella che era l'Italia degli anni '50, descrivendo quel sottile (ma nemmeno poi tanto) filo che legava la politica (o meglio: la DC) ed il governo (idem) alla Chiesa e all'onnipresente "alleato" statunitense, entrambi molto solerti ad interessarsi al caso e a volerlo in qualche modo pilotare, oltre a descrivere quel pudore sociale di un popolo di finti bigotti tanto tipico e tanto in voga fino a tempi assai recenti; ma oltre a questo, della tragedia non si occupa poi molto. Peccato.

Libro molto interessante nel genere perchè ripercorre tutti gli antefatti dell'inchiesta giudiziaria sulla morte della Montesi in stretta aderenza al clima politico del periodo. Non porta alcun elemento di novità rispetto a tutto ciò che era conosciuto o conoscibile fino ad oggi sul caso ma ripercorre tutta la vicenza in maniera organica con un filo logico chiaro ed immediato. Interessante anche perchè fornisce una panoramica interessante dei costumi italiani nel dopoguerra e dell'approccio a fatti di cronaca come quello in oggetto; una sorta di "Caso Cogne" anni '50 per la risonanza mediatica, amplificato dal fatto che di televisione non se ne parlava ancora; motivo per cui la carta stampata aveva svolto un ruolo principe sull'intera vicenda.