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Primo romanzo di Harry Stephen Keeler (1890-1967) integralmente tradotto in italiano, Il caso Marceau è un'eccellente occasione per fare conoscenza con il mondo di un narratore che si pone, nei confronti del poliziesco, un po' come Raymond Roussel nei confronti del racconto d'avventura. Sontuosa parodia del mistery britannico, la cui soluzione è però affidata a un versatile investigatore americano, Il caso Marceau mette in scena l'assassinio di un miliardario, misteriosamente garrottato, nei pressi di Londra, al centro di un campo da croquet in cui sta seminando l'erba in una notte di luna. In base ai primi indizi, il delitto si direbbe perpetrato da un "bamboccio mostruoso", un bimbo in fasce d'aspetto orribile, calato da una macchina volante sulla sua disgraziata vittima. Ma le indagini non tardano a escludere l'improbabile spiegazione per orientarsi verso il mondo dei lillipuziani. Antefatti nella lontana Australia, mummie di gnomi egizi, scambi di identità fra nani prestigiatori, racconti cifrati inseriti nel racconto principale: il turbine narrativo messo in moto da Keeler segue le regole, da lui stesso teorizzate, dell'"intreccio a ragnatela", composto di innumerevoli vicende tenute insieme dal filo tenue e bizzarro di una fitta rete di coincidenze. La parodia del classico giallo all'inglese che ne emerge non fa che portare all'estremo quel miscuglio di humour e di gusto per le situazioni impossibili che attraversa la tradizione britannica da Conan Doyle a John Dickson Carr, passando per Chesterton. Un'esauriente introduzione ci presenta la biografia di Keeler, spesso non meno surreale dei suoi romanzi. Il volume inaugura nel modo più promettente la collana "Nnoir Sélavy", che si ripromette di pubblicare "alcune delle più fantasiose, eterodosse e irregolari opere noir in circolazione".
Mariolina Bertini
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