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Il 15 luglio 1950 dopo aver incontrato Bruno Migliorini da poco giunto alla Columbia University di New York per tenere dei corsi estivi Prezzolini annota nel suo diario: è una delle persone più simpatiche che io abbia mai conosciuto uno dei pochi dotti che sappia usare un'ironia leggera inventare dei motti e dei calembours e che non si dà arie e persino risponde alle lettere con almeno una cartolina spiritosa e sbrigativa. Lo scambio epistolare fra i due ebbe la durata di quasi cinquant'anni e si mantenne sempre sul tono di un reciproco rispetto e di una viva cordialità. Ne risulta dominante l'interesse per la lingua e i suoi cambiamenti naturale per lo studioso che ottenne la prima cattedra di storia della lingua italiana e meno scontata per Prezzolini di cui si ignoravano fino all'uscita di questo carteggio la profondità e l'acume delle riflessioni sulla lingua e soprattutto sul lessico. La lingua come riflesso dei fatti sociali è al centro della curiosità dell'intellettuale come si evince non solo dalle lettere ma anche dagli articoli riportati in appendice al volume per esempio dalle recensioni a opere lessicografiche: il Dizionario americano dei dirigenti d'azienda il Vocabolario della lingua italiana di Cappuccini e Migliorini e il Modernissimo dizionario illustrato De Agostini. Del resto la passione lessicografica di Prezzolini è stata documentata di recente anche da una serie di schede acquisite dall'Archivio Prezzolini che dovevano costituire il materiale di base per un dizionario letterario dal 1860 al 1900. Accanto a quello per il lessico l'interesse di Prezzolini per la grammatica è ben evidente in molti passi del carteggio nella convinzione che ad esprimersi si impara pensando leggendo e sbagliando non con le regole. L'idea della lingua come organismo vivo e in continuo mutamento a dispetto di ogni tentativo di normalizzazione è espressa da Prezzolini con toni profetici e di un'assoluta modernità: Nulla arresta le lingue nel loro corso e quei bravi e dotti giornalisti che ogni tanto istruiscono e divertono il loro pubblico avvertendolo di errori come i miei sanno benissimo che di qui a dieci o cento anni molti errori passeranno dal loggione nelle poltrone e persino si scoprirà che avevano avuto almeno qualche volta degli antenati nelle opere dei classici. In un dialogo serrato e mai interrotto in cui si avvertono spesso un affetto sincero e una consonanza di opinioni Migliorini è l'amico a cui con stima assoluta Prezzolini chiede un'opinione prima di pubblicare un testo di natura linguistica ma di fronte a cui sa anche affermare con fierezza la propria autonomia specialmente nell'espressione delle idee politiche. Replicando a una proposta di Mario Pei per l'adozione di una lingua universale viva e non artificiale Prezzolini sostiene che il problema linguistico solo in apparenza è in verità storico e sociale: Quando la linguistica sbocca nella politica allora credo di poter dire anche io la mia.
Monica Bardi
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