Caravaggio. L'arte dell'omicidio

A Bologna vive un uomo, poco più che un ragazzo forse. Uno che per vivere spegne interruttori, ma il primo a essere spento è lui. Nel tempo libero guarda film d'essai che raccontano di Killer prezzolati e legge saggi di filosofia. È uno che aspetta. Aspetta una telefonata e una busta con dentro nomi e foto. Lo chiamano il Manzoni e benché voglia fare lo scrittore, aspira a diventare un Caravaggio. Caravaggio, il titolo per il miglior sicario sulla piazza. Togliere la vita è la sua vita. L'unica cosa che sa fare, l'unica cosa che gli riesce bene. Che importa se per questo ha dovuto rinunciare ad avere una donna o un amico. Il sicario è solo per definizione, un'unica persona sa della sua esistenza, il Mercante, colui che gli passa i lavori. "Caravaggio, l'arte dell'omicidio" è un viaggio nella testa e nella vita del Manzoni, un uomo stupido e intelligente, colto e ignorante, sensibile e freddo, un uomo che sogna ma che è privo di illusioni, pieno di contraddizioni, di fissazioni e di solitudine. Un uomo la cui vita ha raggiunto un equilibrio, ma cosa succede se questo equilibrio si rompe? Interessante, intelligente e allucinante, realistico e pieno di spunti di riflessione, un libro da leggere e rileggere. Commento a cura di Silvia Floris