Capitan Tempesta-Il leone di Damasco

Mi è piaciuta molto l'ambientazione storica e come viene utilizzata ai fini della vicenda, La trama è abbastanza lineare, a volte i dialoghi sono un po' allungati, ma ci sono delle piccole perle, prima fra tutti il personaggio di Haradja. Nella sua crudeltà e nella sua follia, è una cattiva straordinaria. La scena dell'incontro con Eleonora e la tensione sensuale tra le due donne, anche se vi è un equivoco di fondo, l'ho trovata molto moderna, interessante e scritta in modo magistrale. Il finale del Leone di Damasco forse è un po' sbrigativo, ma io Salgari lo perdono sempre in tutto e per tutto, perché non mi delude mai.

Sotto l’armatura di Capitan Tempesta si cela Eleonora, Duchessa d’Eboli, abilissima spadaccina, in prima linea contro i turchi che assediano Famagosta. Basterebbero queste poche parole per garantire l’apprezzamento immediato da parte degli amanti dell’avventura più classica. Ma non si tratta solo di scintillii di spade e scoppi di archibugi. Salgari non manca di condire la pietanza con le spezie degli amori, degli odii, delle gelosie e delle tremende vendette. Peccato che nel secondo romanzo la bella Eleonora si defili e ceda la scena al “Leone di Damasco”: il risultato è un’avventura più ordinaria e “ingessata” rispetto al primo libro.

Stavolta le avventure salgariane si intrecciano sull’ordito della storia vera, ambientate nei tempi e nei luoghi di massacri realmente avvenuti. Capitan Tempesta combatte durante la strage dei difensori di Famagosta, durante la sanguinaria conquista da parte dei turchi. Il risultato non è del tutto convincente. Forse è anche questo un modo per far conoscere ai ragazzi l’eroica resistenza di veneziani e cretesi - ammesso e non concesso che i ragazzi ancora leggano Salgari - ma seguire le peripezie amorose della protagonista, com’è nella tradizione del glorioso romanzo d’appendice, sapendo che negli stessi luoghi sono stati trucidati uomini in carne e ossa, risulta per una volta un po’ meno divertente.