I capelli di Harold Roux

Un romanzo molto, troppo complesso. Più della struttura con narratori di primo, secondo, terzo grado, infatti, ho trovato interessante l'ambientazione: un mondo intriso di violenza, un bullismo che rappresenta forse lo sguardo severo dello scrittore sulla sua generazione.

Tante storie aveva in testa Thomas Williams; tante da non resistere ad infilarle tutte insieme in un libro in un colpo solo: questo è 'I capelli di Harold Roux' - la fiction nella fiction nella fiction nella fiction... ad un certo punto ho perso il conto. La storia di Aaron che scrive un libro; poi ci sono quelle di Harold, pure lui scrive; e Allard, George, Albert, Francis, Tim... gioco di specchi, ma anche colli di bottiglia dove si ingorgano i personaggi che sembrano cloni imperfetti l'uno dell'altro, completi di costanti e deviazioni. Una struttura complessa e impegnativa, da far temere di fallire, ma che verso la fine si normalizza in un 'American Graffiti'. Una scrittura robusta, quasi violenta che ti fa sospettare di essere in presenza di uno scrittore vero. "Ma non sappiano assolutamente nulla l'uno dell'altra" riflette lei. Dopo un momento di silenzio, a voce bassa, quasi spaventato, come se parlasse a se stesso, lui risponde: "Tranne, forse, le cose più importanti".

E' un romanzo nel romanzo e in entrambi l'autore parla di se stesso, della sua giovinezza e del suo oggi, quando ormai la vita declina verso il suo tramonto. E' anche un racconto sulla magia e la meraviglia della scrittura, che crea mondi e permette al lettore di entrare " in nuove dimensioni" a lui sconosciute, come Lilliputowen, la città a scala ridotta 1 a 6, partorita dalla fantasia del colonnello Immingham, che come lo scrittore si propone, con le sue creazioni e i suoi trompe-l'oeil , di suscitare sorpresa nel lettore, con la certezza che " bisogna capire la realtà prima di riprodurla".