Calcio nei coglioni. Porcate, imbrogli e fregnacce: cronache pallonare senza censura

Ho letto solo questo libro di Petrini, spero che i precedenti siano migliori. Siamo di fronte a tutto tranne che a una sana informazione. Il capitolo sul centro massaggi Vive Lain è usato per insultare il lettore colpevole, a suo dire, di non aver tempo di andare a Torino a leggersi gli atti dell'indagine e di fidarsi di quanto riportato dai quotidiani. Siamo al ridicolo: mi devo prendere delle ferie e fare 400 km per dimostrare a questo signore che non sono un fesso? Non capisco poi una cosa: i designatori frequentano lo stesso lupanare dove vanno i giocatori della Juve, il che è sospetto. ma allora perchè non deve essere altrettanto sospetto per i giocatori del Toro anche loro abituali frequentatori? E per quanto concerne il frate ultrà del Cosenza? Che non sia uno stinco di stanco lo si sapeva dai "quotidiani pilotati", e in questo testo luminoso quali altre informazioni abbiamo? Nulla, se non che Sherlock Petrini aveva capito subito che era un tipo sospetto, un elogio del proprio sesto senso, non di più. E naturalmente, altro capolavoro, per rafforzare le proprie tesi si sminuisce la vittoria dell'Italia al mondiale del 2006, naturalmente per Petrini giocato e vinto affrontando squadre tipo Papafava di Pettorazza e Tontola di Ficarolo. No, nemmeno questa è informazione. Per sapere come si fa vera informazione pregasi leggere i vari Travaglio e Fini.

FORSE NON SARò OBBIETTIVA NEL GIUDICARE PETRINI, PERCHè LO ADORO COME UOMO PER IL SUO CORAGGIO E COME SCRITTORE PER IL SUO CAPOLAVORO " NEL FANGO DEL DIO PALLONE", MA COMUNQUE CONSIGLIO SEMPRE DI LEGGERE IL SUOI LIBRI, UN VERO CONCENTRATO DI DIVERTENTE IRONIA TOSCANA E SPIETATA SINCERITA'.

Petrini non fornisce notizie in esclusiva o rivelazioni sensazionali. Si limita ad esporre fatti che spesso vengono volutamente dimenticati. E nel far questo ci ricorda che razza di persone sono quelle che andiamo ad osannare negli stadi o davanti al televisore. Il brutto, alla fin fine visto che il calcio è sempre un gioco, pur se multimilardario, è che il marcio del pallone non sia che il riflesso del più generale marcio del Paese.