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Un calcio alla Fiat. Storia di un operaio di Melfi
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1997
80 p., Brossura
9788879810197

Voce della critica


scheda di Piotto, I., L'Indice 1997, n.11

Una storia operaia nel periodo della crisi del fordismo, la carriera professionale di un operaio del Mezzogiorno, la fabbrica e le sue promesse non mantenute. Potrebbero essere queste le molteplici prospettive con cui leggere il racconto di Donato Esposto. Una storia di vita all'interno di una fabbrica "integrata"; scritta con uno stile narrativo enfatico, senza sfocare la prensilità argomentativa e la chiarezza espositiva del racconto biografico. Si tratta di una critica al "regime di fabbrica", come dice Esposto, ma anche e soprattutto della storia di un operaio del Mezzogiorno che decide di lavorare in una fabbrica - la Fiat - con aspettative di miglioramento professionale oltre che di sicurezza del posto di lavoro. L'esperienza alla Sata di Melfi è fatta di aspettative individuali, spesso profondamente differenti, che si intrecciano tra i rumori metallici in una fabbrica "snella", dove però la cultura manageriale fatica ad accettare le conseguenze di un modello partecipativo di organizzazione del lavoro - e la partecipazione diventa retorica finalizzata all'assimilazione e uniformazione delle soggettività. La delusione della rappresentanza sindacale, la fatica di promuovere un sistema di diritti capaci di controbilanciare l'autorità manageriale e ridare un contenuto al lavoro, accompagnata dalla complicità-paura (le due facce della microfisica del potere) dei compagni di lavoro, portano l'autore al gesto più radicale: abbandonare la fabbrica con le sue garanzie per ritornare al precariato del lavoro stagionale dal quale aveva cercato di sganciarsi. La sconfitta dell'azione collettiva si sovrappone all'emancipazione individuale: "Ho capito che non posso pagare in nome di un lavoro il prezzo della mia dignità, della mia libertà, dei miei bisogni. Oggi ritorno a vivere".

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