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Splendido libro. Breve ma intensissimo. Il mondo del calcio, dalle giovanili al professionismo, come pretesto per raccontare la vita, il dolore, l'amore, la passione, la malattia, la follia, la morte. All'epoca poco pubblicizzato, estremamente sottovalutato, mai più ristampato (conservo gelosamente la mia copia del '97).
Una vera chicca,bravo Governi!
Buona l'idea e meticolosa la narrazione. Un po' claustrofobico, forse non solo per scelta dell'autore. Meglio l'antologia di racconti.
Recensioni
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scheda di Bianco, L., L'Indice 1997, n. 6
"Come fa a non ricordare? Sono quello con l'allergia. Sì, proprio io. In questi ultimi anni ho studiato da psicotico. Un lavoro lento e faticoso. Non me ne parli. Anni e anni solo per sviluppare una criminalità latente". Siamo a Roma, alla Garbatella, il 12 maggio 1994. Chiuso nell'abitacolo della sua auto, Massimiliano Governi, un calciatore in erba andato in fumo, inscena uno spettacolare teatrino mentale per preparare la messa a morte del suo ex allenatore, che vent'anni prima ha deciso di non schierarlo in campo nell'amichevole tra Pulcini del Lazio e Giovanissimi dell'Almas. Quella che è diventata da allora la vita di Massimiliano ci viene raccontata in questo teso e claustrofobico monologo, meritatamente ristampato in edizione tascabile. Quali siano i meriti è presto detto: la scrittura di Governi, anzitutto, è tagliente e autoironica al punto giusto. La rievocazione autobiografica, tra calcio, musica e flipper degli anni settanta, non è mai pretestuosa; e anzi, il "flirt" con la letteratura "noir" è ben orchestrato, al punto che svelare il finale costituirebbe delitto di lesa "suspense". Governi inanella le memorie del suo passato prossimo sgranandole in un eterno presente fatto di risentimento e psicofarmaci: il tutto viene scandito sul filo di una colonna sonora che riesce, una volta tanto, a non essere troppo ovvia né troppo specialistica: Elvis Costello, Nancy Sinatra, i Beatles e, soprattutto, gli Who. "Il calciatore", nei suoi momenti migliori, ritrova infatti quella dolorosa lucidità, impasticcata e balbuziente, che ha reso grandi dischi come "My Generation, Tommy" e "Quadrophenia".
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