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Descrizione


Fra creatività, ispirazione e memoria del passato, il genio di Valeria Piccini si esprime in piatti di rara armonia ma ricchi di sapore: alta cucina di schietta ascendenza popolare. La vicenda di Caino, aperto trent'anni or sono come mescita di vini nel borgo di Montemerano, nel cuore della Maremma, è una bella storia che prende le mosse da una solida tradizione familiare per approdare ai massimi vertici della ristorazione. Agnello, animelle, lepre, piccione, cinghiale o baccalà (era il pasto frugale nei campi, al tempo della vendemmia) sono reinterpretati da Valeria in piatti di estrema eleganza senza tradirne il forte carattere. Lo stesso ineguagliabile equilibrio che si ritrova nei primi piatti e nella pasta (tema prediletto della chef) e nella squisita sequenza dei dessert. Presentazione di Rosalba Gioffré.
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Dettagli

2016
1 giugno 2016
192 p., ill. , Rilegato
9788809831063

Voce della critica

Di chef famosi che ancora cucinano, ce ne sono sempre meno. Valeria Piccini è ancora un punto fermo. Nel suo libro sbirciamo nell’album di famiglia, testimonianza di quanta storia e dedizione c’è dietro (e dentro) il ristorante ‘Caino’ a Montemerano, nel cuore della Maremma toscana.

Caino in 30 anni di storia ha scalato i vertici della più apprezzata ristorazione italiana. Dalla mescita di vini sfusi alla trattoria frequentata dal ‘bel mondo’: attori, soubrette, principi reali. Quasi una commedia anni ’70, l’Italia del Boom in bianco e nero.
Alla storia si accompagnano le ricette, tantissime. Ingredienti? Estro, audacia, ricordo. Diciotto antipasti in cui cimentarsi passo dopo passo. Diciotto primi, quindici secondi, e ancora diciotto dolci.

Provate a preparare la torretta di melanzane e animelle con formaggio di fossa, la ricotta calda con uovo di quaglie e crema di asparagi, i cannoli di capretto con salsa di piselli al prosciutto, la lasagnetta con broccoli e patate, fegato grasso e lenticchie di Castelluccio, e ancora i ravioli di baccalà con ragù di lumache. Troppo complicato? In realtà la cucina di Valeria Piccini è semplicità pura, mista a un dono unico, quello sì, di sapere abbinare ingredienti, consistenze, cremosità, e creare così piatti mai assaggiati. 

Così la tavola d’una volta diventa assolutamente superba e regale. Come la coda di manzo in rete di maiale, con verze saltate al balsamico e scaglie di cioccolato amaro. Anche i dolci sono una rivelazione, e c’è dell’ironia nelle creazioni di Valeria. Spassatevela a leggere la ricetta (e, perché no, tentare l’impresa) del gelato all’anisetta e tabacco del Kentuchy, antico toscano di cioccolato e gelatina al caffè. Ricordando, come suggerisce, che è vietato fumarlo!   

Un libro di cucina che parla di cucina, schiettamente. Perché, tolte le pietanze fatte di assurdi accostamenti, gemellaggi coatti e voli disastrosamente pindarici, cosa rimane della gastronomia italiana moderna? Ecco, ‘Caino’ è la risposta.

Recensione di Emanuela De Pinto

 

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