Un caffè con Robespierre

Bertrand, cuoco raffinato al servizio di Marie Antoinette, e Manon, la sua modista, si conoscono a Versailles. Lei “con le trecce bionde come le spighe del grano e la pelle più candida della porcellana”, graziosa e vitale, lui un giovane uomo di bell’aspetto e di buone maniere, che davanti ai suoi fornelli emana “lo stesso fascino di un capitano di marina in alta uniforme”: si innamorano e si sposano. Poi arriva la rivoluzione a cambiare tutto: Bertrand, un po’ infatuato della sua regina e fedele all’Ancient Regime non comprende e non approva il nuovo corso degli eventi, mentre Manon, anche grazie ad un giovane amante rivoluzionario, abbraccia subito con entusiasmo il nuovo corso, dal quale è affascinata e soggiogata. Lei, con fervore e piacere, diventa la cittadina Liotard, lui continua a sognare le sue preziose salse e la sua povera Marie Antoinette. Attraverso la loro crisi personale e di coppia il romanzo ci racconta quel turbolento periodo della rivoluzione francese che va sotto il nome de “il terrore”, dai due punti di vista diametralmente differenti di Bertrand e Manon. Sopravviverà il loro amore al nuovo corso? Un romanzo ben documentato e molto piacevole. Geniale il commento di Manon su “Madame deficit”, alias Marie Antoinette: “Il bello di una fine tragica è che renderà popolare nei secoli anche personaggi senza spessore”.