La buona fortuna

Apprezzo molto questa autrice, il suo stile diretto, originale, i cambi di prospettiva della narrazione dalla terza persona al monologo. In questo romanzo la tensione narrativa rimane sempre alta, capitolo dopo capitolo, fino a raggiungere il climax dopo la centonquantesima pagina (i capitoli non sono numerati). A pagine di pura, direi anche alta letteratura (quelle riguardanti il graduale ma inevitabile innamoramento fra Raluca e Pablo), si alternano descrizioni granquignolesche riferite a maniaci psicotici che, a parer mio, si potevano evitare o raccontare senza entrare troppo nei particolari. Di Frederick West e della Casa degli Orrori si è scritto anche troppo e il Web trabocca di immagini e notizie che riguardano lui e le sue vittime. Così come si potevano evitare altre descrizioni macabre. Se la forma del romanzo concede all'autore una certa libertà narrativa, non significa che di tale libertà si debba abusarne. La lettura procede con questo ritmo a doppio binario, pagine molto belle, profonde, alternate ad altre che fanno storcere il naso, e allora ci si chiede se stai leggendo un horror gotico o un noir incompiuto, hard boiled a tratti, metafisico in altri. Al netto di questi incisi sgradevoli, La buona fortuna è una lettura immersiva che rivela ancora una volta l'indiscutibile talento di questa scrittrice.

Lui, architetto, forse. Ora ripartista in un market. Lei, dal corpo pieno e dal cuore grande. S'incontrano nella notte di un paese senza speranza. Lei "lo raccoglie". Ma Lui ha paura, non parla, la desidera, ma ha paura. E' lunga la strada. E complesso il cuore.