Il buon uso della distanza

“E’ proprio questo l’inganno della beatitudine: il suo illuderci, seppure solo nell’istante in cui la si assapora, che non avrà mai fine. La percezione che il tempo e i suoni trovino un altro modo di raccontare la distanza e rimediare alla memoria che si stanca e viene perduta” Insieme a Pierre, il protagonista del romanzo, entriamo nel mondo editoriale parigino e assistiamo alle sue manovre di potere, alle finzioni, al potere sfacciato dei critici, alla fabbricazione a tavolino di un best-seller. E se da un lato ci vengono mostrate le miserie di questo mondo, dall’altro Vito di Battista celebra il potere delle parole. L'autore mette la letteratura al centro, e lo fa con uno stile elegantissimo e ispirato che, nell’innalzare il lettore con la sua bellezza e allo stesso regalandogli continui spunti di riflessione sulla vita, ricorda quel Romain Gary a cui la storia è in piccolissima parte ispirata. In una metanarrazione geniale e affascinante Il buon uso della distanza è il libro che lo stesso Pierre sta scrivendo a Claire, per colmare finalmente la distanza tra realtà e finzione. Tra i romanzi che Pierre fa pubblicare con uno pseudonimo c’è il vero primo romanzo di Di Battista (con il titolo che l’autore aveva pensato) e tra le parole tantissimi sono i rimandi a romanzi e scrittori. Ma il buon uso della distanza è anche molto di più. E' un intrigo, anche famigliare, con una trama avvincente e articolata. Un romanzo sul tentativo di colmare la distanza da noi stessi e dagli altri. Pierre cerca la sua identità scrivendo (e lo fa con un paradosso, non potendo mai essere se stesso) e stringe rapporti, anche amorosi. Sono rapporti torbidi e irrisolti, ma in un caso tutto diviene anche profondamente carnale. E' una riflessione sul talento, il miracolo della creazione ma anche la condanna. E’ un richiamo ai temi della tragedia, una riflessione sul peccato e l’esistenza. Un libro che non posso non consigliare.

Vito Di Battista partendo da un ottimo spunto crea una storia molto interessante che, se non fosse appesantita da troppe riflessioni, avrebbe creato sicuramente un ottimo libro. Purtroppo a mio parere in questo romanzo c'è "un troppo detto", non viene lasciato nulla al lettore che viene quasi soffocato da tutte queste spiegazioni. Peccato perché la storia è molto bella e la scrittura sicuramente di alto livello. Se devo proprio dare un voto, cosa che non amo molto fare, direi che 3 è poco ma 4 forse è un po' troppo.

L’ho scoperto perché Gatsby Books su Instagram lo ha definito il migliore romanzo del 2023 e posso dire con sincerità che è di sicuro fra i libri più belli che abbia letto negli ultimi tempi. Una storia che incuriosisce, trascina e stupisce, ma che soprattutto fa riflettere, e tanto