Brighton Rock

Un dolcetto originario del lungomare di Brighton dà il nome a questo romanzo di Greene, basato sul dualismo tra bramosia e desiderio di redenzione. La morte del giornalista Charles "Fred" Hale nella stazione di St. Pancras, mentre era in compagnia della formosa Ida Arnold, spinge la donna a reclamare giustizia mettendosi sulle tracce dei responsabili. Greene intreccia magistralmente le storie di dannati come Pinkie e di redenti come la cameriera Rose in una Brighton piena di luci ed ombre. Un romanzo faticoso ed ispido che ricompensa il lettore con un epilogo superbo.

Un velo di patina antica, come rivedere un vecchio film in bianco e nero.

Colpa mia - che di Graham Greene conoscevo nulla e chissà perché mi aspettavo altro – se ho fatto tanta fatica ad arrivare in fondo a questo libro. Ho trovato fin troppo cupa la storia del sociopatico gangster-ragazzino protagonista del racconto ed evidentemente destinato al fallimento il suo tentativo di affermarsi nel piccolo cabotaggio malavitoso di una Brighton d’anteguerra. Così come i personaggi tagliati in maniera assai netta (e oserei dire semplicistica) sul bene e sul male come sul torto e la ragione oppure il peccato e la redenzione. Molta introspezione e poca azione, mentre – ingenuamente, me ne rendo conto - mi aspettavo qualcosa alla Peaky Blinders (vista la quasi assonanza con il Pinkie del libro) ma niente da fare. La cosa migliore, la fascinosa ambientazione del racconto nella “periferia” londinese della località di villeggiatura che dà il titolo al libro: inglese e piccolo borghese al massimo grado, chi c’è stato anche oggi e solo di passaggio ci si ritroverà di sicuro.