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Breve storia del cosmo - Gerhard Staguhn - copertina

Descrizione


Cosa sappiamo veramente dell'universo? Come si è formato? Che cosa è stato il Big Bang? Nel tentativo di rispondere ai grandi interrogativi sull'uomo e sul mondo, molte rimangono le domande aperte. A ogni passo avanti compiuto dalla scienza, le nostre conoscenze aumentano, ma si affacciano anche nuovi misteri. Questo saggio è una guida "amichevole" all'universo e ai suoi enigmi, dedicata a tutti coloro che, pur non avendo una padronanza specifica della fisica e della matematica, vogliono avere delle informazioni esatte, scritte con un linguaggio semplice e chiaro, scientificamente corretto e con un ritmo appassionante.
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Dettagli

2
2007
31 maggio 2007
256 p., Brossura
9788884517197

Voce della critica

Il mondo è un'illusione: tutto è apparenza. L'universo è misterioso e inaccessibile ai nostri sensi limitati. L'unico accesso alla "vera" conoscenza dell'universo è attraverso l'intelletto e le scienze. E la storia delle scienza è la storia di una distruzione: quella delle false credenze, dell'apparenza. Con questi accenti empiristi e scettici inizia questo libro del prolifico scrittore e giornalista scientifico Gerhard Staguhn, pubblicato in Germania nel 1998 e, in Italia, da Salani nel 1999 e nel 2007 in edizione economica.
Per illustrare lo iato tra scienza e apparenza, Staguhn domanda ai lettori: "Chi mai ha avuto la sensazione di vivere su una sfera" circondata da un cielo nero e senza rumori, su un pianeta infinitesimo che ruota velocissimo intorno "all'estrema periferia di una galassia media", la quale non è che un frammento di una bolla di sapone in quella enorme "vasca da bagno piena di schiuma" che è il cosmo?
Dopo averci aperto gli occhi sull'immensità dell'universo, Staguhn ci conduce in un vorticoso viaggio tra "Gli enigmi dell'universo", come recita il titolo dell'originale tedesco, abbandonato nell'edizione italiana a favore di un titolo riecheggiante il celebre libro di Stephen Hawking (Breve storia del tempo), delle cui idee Staguhn è un efficace semplificatore e divulgatore. Il viaggio nel cosmo, dopo un doveroso omaggio a Galileo "inventore dell'astronomia moderna" e al suo cannocchiale, ci porta alla scoperta del sistema solare e delle enormi distanze che separano stelle e pianeti nelle galassie, usando la luce come filo rosso. La luce ha infatti un ruolo speciale sia nel libro, sia nel mondo della scienza: la sua velocità è una "costante universale assoluta", "una specie di colla" che lega insieme spazio e tempo, e permette di mantenere il legame causa-effetto tra gli eventi. E la luce ci conduce alla relatività di Einstein ("forse il fisico più geniale del '900"), che scardina la nostra concezione del tempo "lineare e assoluto" e con essa molte delle credenze tipiche del "nostro sano intelletto umano" con cui "non si fa molta strada nell'universo" (e che per Einstein era "solo un'accozzaglia di pregiudizi"), e ci introduce in un universo spazio-temporale a quattro dimensioni "deformabile come un tessuto" elastico, incurvato dalla forza gravitazionale, in cui avvengono paradossi inconcepibili come quello, famosissimo, dei due gemelli: chi si muove velocemente vive di più.
Con l'aiuto della velocità di recessione delle galassie scoperta da Hubble, risalendo a ritroso nello spazio-tempo per quattordici miliardi di anni si giunge all'istante "zero dell'origine del mondo", all'iniziale "punto materiale di densità e temperatura infinite" che è il big bang. I fisici sono però in grado di investigare solo gli istanti spazio-temporali che seguono il big bang, con la comparsa del "brodo di quark" e delle particelle elementari in cui la rottura della simmetria tra materia e anti-materia porta ai primi nuclei atomici mescolati con particelle e radiazione in un "miscuglio ribollente", sino a giungere, finalmente, alla formazione dei primi atomi leggeri. L'inconoscibilità iniziale del big bang, inconcepibile singolarità "al di là della fisica", si presta a riflessioni filosofiche e religiose, e Staguhn (che ha studiato letteratura tedesca e religioni comparate a Monaco) si prodiga in considerazioni sul big bang come "miracolo inconcepibile" all'inizio del mondo, "punto di intersezione più radicale fra sapere e credere che si possa concepire" e sul ruolo di Dio, che è – come il big bang – indescrivibile e incomprensibile.
L'autore descrive vividamente e comprensibilmente la genesi delle stelle: dai primi atomi formatisi dopo il big bang, alla creazione di enormi nubi gassose protogalattiche compattate dalla forza di gravità, lo scatenamento dei processi nucleari al loro interno, la loro evoluzione: in giganti rosse e nane bianche o supernovae e stelle a neutroni, oppure ancora, in buchi neri. E anche i buchi neri, singolarità di "materia infinitamente densa, concentrata in un punto", piccoli "big bang alla rovescia", che con i loro irrisolti misteri esercitano su scienziati e non "un'attrazione quasi magica", sono oggetto di numerose riflessioni "metafisiche": i buchi neri sono, secondo Staguhn, le "porte d'ingresso verso i segreti più profondi dell'universo", il loro interno che è "al di là della natura", "cela qualcosa di insondabile (…) forse addirittura Dio stesso", per cui "spiegare i buchi neri equivarrebbe a spiegare Dio".
L'evoluzione stellare conduce alle ipotesi sul destino dell'universo, con la morte delle stelle, "cadaveri" vaganti, insieme a pianeti freddi e super-buchi neri, "nelle buie profondità dello spazio", in un "brodo infinitamente rado"; oppure, dopo la fredda espansione, con una contrazione che ci porterà – tra centosessanta miliardi di anni – al big crunch, al ritorno all'iniziale punto di densità e temperatura infinite, e forse a una nuova partenza, con una nuova esplosione, un'espansione con graduale raffreddamento della materia, la formazione delle stelle e dei pianeti. Sia la morte fredda nell'eternità espansiva dell'universo, sia l'eventuale big crunch con "l'eterno ritorno dell'identico" mostrano che "l'uomo con la sua cultura non svolge nessun ruolo nel cosmo dei fisici" e pongono il problema del senso e del destino dell'umanità. Staguhn considera (in modo tautologico) che "un mondo non percepito da nessuno (…) non sarebbe un mondo" e che quindi il senso ultimo dell'universo è l'esistenza dell'essere umano.
Misurandosi con la titanica impresa di tentare una sintesi dei più significativi eventi degli ultimi quattordici miliardi di anni (una storia del tutto), Staguhn si sofferma pure sulla formazione dei pianeti e sullo sviluppo della vita sulla Terra: "un secondo big bang", un'incredibile storia di creazione e distruzione, in cui, al florilegio di sorprendenti forme di vita dell'età aurea del Cambriano, seguono i massacri tra le specie, imprevedibili catastrofi ed estinzioni di massa. Una "grande lotteria" segnata dal caso, da improvvise variazioni di condizioni ambientali che avvantaggiano, sfavoriscono o annientano le specie. L'emergere da questa lotteria dei piccoli mammiferi, e poi degli umani, sembra il prodotto della concatenazione di una "quantità innumerevole di eventi accidentali" e pone nuovamente per Stauguhn il problema dell'esistenza di un Dio pianificatore, del senso della vita umana e della possibile presenza di eventuali forme di vita extraterrestre, la cui ricerca è un'impresa quasi disperata, "la ricerca di un ago nel pagliaio".
La virtù principale del libro di Stauguhn è la capacità di suggerire, inevitabilmente, più che spiegare, con esempi efficaci concetti fisici estremamente complessi che spaziano dall'infinitamente piccolo (i quarks) all'infinitamente grande (l'universo), trovando legami e assonanze tra questi concetti come in un coinvolgente romanzo (la "storia" del cosmo). Certo, l'entusiasmo comunicativo e affabulatorio di Staguhn comporta un uso a volte spregiudicato e disinvolto di analogie e similitudini, qualche aggettivo troppo evocativo e poco denotativo, il favorire l'enfasi a scapito di precisione e profondità. Ma il suo sforzo divulgativo, con metadiscorsi a effetto, con cambi di piano e di prospettiva, riesce comunque a ingenerare nel lettore la percezione di un quadro d'insieme di alcuni fondamentali aspetti dell'astrofisica e della fisica del Novecento. Un'impresa non facile, se si considera che le teorie fisiche (come la relatività e la fisica dei quanti) e le scoperte (la velocità di recessione delle galassie, l'evoluzione stellare, i buchi neri, l'immensità vuota dell'universo) che hanno sconvolto – ormai da più di un secolo – la nostra interpretazione del mondo sembrano quasi eluse da ogni discorso intellettuale e totalmente impermeabili al senso comune.
Le pagine del libro che "raccontano" alcune delle interpretazioni fisiche dei fenomeni della natura, sembrano addirittura balsamiche nella volontà di interpretazione e sintesi, pur con il loro semplice taglio divulgativo e giornalistico, se pensate nel rumore di fondo dei nostri media. Ma se affabulazione ed enfasi sono spesso funzionali (ossimoricamente) alla narrazione di teorie scientifiche consolidate, nelle pagine dedicate al discorso metafisico-religioso e al tentativo, che sottende parte del libro, di conciliare scienze e religione, stridono, con un eccesso di concatenazioni ipotetiche, ragionamenti per assurdo, tautologie. Eppure l'incapacità delle scienze di svelare i segreti ultimi dell'universo non può che condurre, secondo Staguhn, a una religiosità cosmologica, a un Dio insondabile, geniale matematico celato, forse, addirittura nei misteriosi e controversi buchi neri, che "esistono quasi sicuramente anche se in realtà non dovrebbero esistere".   Roberto Destefanis

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