Bravo Brandelli

Anche questo secondo “episodio” del detective Brandelli lascia il segno. Andrea Ferrari ha una scrittura accattivante (e forse un po’ furba); per me che ormai vado verso i 50’ anni, forse paga un po’ il dazio a uno stile a volte troppo giovanilistico; il bravo scrittore non dovrebbe farvi così tanto ricorso. Ma tant’è, a Brandelli ci si affeziona irrimediabilmente; la sua Milano è una delle più belle città letterarie mai apparse su carta stampata, protagonista immanente quanto il giovane detective. I meandri e gli scorci di varia umanità che l’autore ci regala sono veri e attualissimi (anche se il libro è di circa dieci anni fa). Forse l’intreccio sconta una certa debolezza, ma quello che conta sono i tratteggi umani, e questi, almeno nei personaggi chiave, sono molto riusciti. Come spesso capita nel libri con Brandelli protagonista, il finale è in crescendo e da un senso a tutto il libro, sia nel delineare una volta per tutte il profilo del personaggi che la crescita e la maturazione del protagonista. Un giallo che diventa vero romanzo di formazione e vira al noir. Nel genere, giallo o noir che sia, ritengo questa serie tra le più brillanti e interessanti per la descrizione dei personaggi e dei luoghi (intesi come specchio dell’anima). Meno consigliato a chi ama trame e intrecci eccessivamente complicati o contorti e stili più classici.

L'acuta osservazione di quello che è realmente Milano dietro la facciata è il pregio migliore di questo libro, cui si aggiunge una scrittura capace di colpire e divertire. E si può perdonare qualche ingenuità nell'intreccio.