L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
IBS.it, l'altro eCommerce
Cliccando su “Conferma” dichiari che il contenuto da te inserito è conforme alle Condizioni Generali d’Uso del Sito ed alle Linee Guida sui Contenuti Vietati. Puoi rileggere e modificare e successivamente confermare il tuo contenuto. Tra poche ore lo troverai online (in caso contrario verifica la conformità del contenuto alle policy del Sito).
Grazie per la tua recensione!
Tra poche ore la vedrai online (in caso contrario verifica la conformità del testo alle nostre linee guida). Dopo la pubblicazione per te +4 punti
Tutti i formati ed edizioni
Anno edizione: 2021
Anno edizione: 2021
Promo attive (0)
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Soffro la vicinanza della corazzata Potemkin-Di Monaco:per fortuna questa volta mi divide la recensione di Serena. Verga in Sicilia,Deledda nella Sardegna arcaica e De Marchi nel milanese.Genova,provinciale e culturalmente periferica nell'ultimo Ottocento sino a "La bocca del lupo" :il più singolare ed interessante romanzo di scuola verista.Verga e Zena si offrono ad un duello come quello tra De Roberto e Tomasi di Lampedusa?I Vicerè sarebbero uno sguardo del mondo aristocratico siciliano osservato dal buco della serratura,mentre il Gattopardo sarebbe invece una visione dall'esterno (o come pretenderebbe il Pricipe, dall'interno).Zena è un nobile genovese a cui sono ben noti gli ambienti ecclesiastici ed i comportamenti dei preti frequentatori delle case patrizie;è un giurista ed un magistrato con conseguente osservazione diretta degli atteggiameni e del linguaggio furbesco della malavita.Ma è soprattutto un conoscitore della reltà dei caruggi e dei suoi abitanti.Disse di lui Montale:" Nessuno capì così bene i poveri,i diseredati come lo Zena;nessuno li lasciò ragionare con tanta indulgenza,con tanta pietà superiore e nascostamente sorridente".Protagonista del romanzo è la Bricicca (indimenticabile Lina Volonghi nella messa in scena del Teatro di Genova ),costretta a vendere frutta e verdura per tirare avanti.Accetta la sfida quotidiana con risoluta decisione,ma in questa lotta per la sopravvivenza i "vinti" sono destinati a soccombere.Spicca tra tutti i personaggi (sempre indovinati)chiusi nella morsa del fatalismo,per la sua fresca spontaneità non priva di trivialità di popolana indomita,che neanche l'esperienza del carcere e la perdita dei figli smuoverà dall'eterna tragica circolarità dell'esistenza degli umili,oppressi da un destino implacabile quanto immutabile.
Concordo pienamente con la recensione inviata qui sotto. Ho apprezzato tantissimo questo libro. Anch'io sono genovese e sono orgogliosa di Remigio Zena. La bocca del Lupo è senz'altro un romanzo verista ma con una particolarità: la descrizione della vita del personaggi non è affatto asettica, perchè lo scrittore permette al lettore di affezionarsi alla protagonista e alle sue figlie, a quella famiglia così sfortunata. Chi ama Verga, non può perdersi questa prova così alta dello Zena (alias Marchese Gaspare Invrea) perchè il libro merita tutta la nostra attenzione.
L’avvio del romanzo è al modo di una conversazione che si è già cominciata e le parole son subito calde e sciolte in un linguaggio usato, di tutti i giorni cioè, arricchito di motti e sapienze popolari. Se si pensa che la storia è stata scritta alla fine dell’Ottocento, non si può negare che Zena ha saputo trarre dal linguaggio verista il meglio che sa resistere all’usura del tempo: “lasciandole sulle braccia una corba di figliuoli tutti piccoli”, “stanco frusto”, “una palanca che è una palanca” sono i primi biglietti da visita – ma se ne potrebbero raccogliere tanti altri da farne un libro a sé - di una prosa viva, radicata, ancora presente tra noi. Persona colta, lo Zena non ha mancato la scelta di uno stile che subito sa penetrare all’interno dell’ambiente e come una sonda suggerne e tramandarne tutti gli umori. Bricicca (Francisca Carbone), la “bisagnina” (erbivendola: ha un banco di verdura all’angolo della sua casa, e di fronte c’è la bottega della sua rivale, la Bardiglia), è una donna che nella vita ha dovuto arrangiarsi. Ha sulle spalle la disgrazia di un marito e dell’unico figlio maschio morti e finirà in galera per aver gestito un lotto clandestino (“seminario”). La storia riguarda il tempo che precede la sua entrata nel carcere di Sant’Andrea e sappiamo dalle prime righe d’avvio che uscirà anzitempo per una grazia del re e altre poche righe nel finale ci diranno del suo destino negli anni successivi alla scarcerazione. Tornando alla sua storia, deve badare a due figlie: Angela, già da marito, e Marinetta (Maria), “una giovinotta da darle la parte dritta”, capricciosa e viziata dalla famiglia: “le bolliva nel sangue l’invidia, la smania del lusso e dei divertimenti, e se non poteva sfogarla, ci lasciava le ossa”, e vivono in un quartiere poverissimo di Genova, la Pece Greca. Questi alcuni passaggi rapidi che ritraggono le due figliole: Angela: “le faceva torto il naso troppo lungo, voltato in giù verso il mento, come il becco delle civette”; Marinetta: “Un pellame bianco come la calcina vergine e li
Recensioni
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
L'articolo è stato aggiunto al carrello
L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
Siamo spiacenti si è verificato un errore imprevisto, la preghiamo di riprovare.
Verrai avvisato via email sulle novità di Nome Autore