Blackie

Un po’ mi vergogno a dirlo, ma giunto appena a metà della vicenda, ero già esploso in lacrime un paio di volte e la commozione quasi mi ha impedito di leggere l’epilogo. Nonostante nel quarto di copertina sia indicata la conclusione della storia, fino all’ultimo si resta in ansia e si spera nella completa guarigione del povero gattino. L’amara vicenda non è solo la cronaca del decorso inesorabile di una grave malattia, è uno squisito esempio dell’amore tra uomo e animale domestico. Un amore fatto di sofferenze condivise, di speranze disattese seppur a lungo mantenute, di voglia di lottare per la vita. L’autore, forse per la sua formazione scientifico giornalistica, ogni tanto raffredda i toni con qualche descrizione tecnica di troppo che suona fuori tema, ma quando si ferma a riflettere sa donarci momenti magistrali nella loro semplicità, che saprebbero colpire anche i cuori più insensibili. Il povero Blackie non è un animale domestico, non è la mai stato, è la personificazione dell’amore incondizionato, sincero, puro. E’ davvero un peccato che questo splendido esempio di vita sia stato pubblicato in un’edizione che non gli ha reso giustizia, eppure sarebbe bastato avvalersi di un buon correttore di bozze. Con questa breve recensione spero di aver contribuito a rivalutarlo come merita.