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recensione di De Fort, E., L'Indice 1992, n. 9
Obiettivo di questo libro è chiarire gli usi sociali dell'alfabetismo e in particolare della scrittura. Non è semplice pensare oggi a una società sottratta al dominio dei codici alfabetici, in cui gran parte del corpo sociale è estraneo all'uso della scrittura o ha con essa un rapporto assai frammentato, quando soprattutto i ceti medio-bassi esprimevano differenti capacità, acquisite ed esercitate separatamente (quali firmare, leggere, contare, scrivere): una pluralità di pratiche culturali che può essere ricostruita soltanto in uno stretto legame col contesto. Nel libro viene messa a fuoco la fase di transizione tra fine Settecento e primi dell'Ottocento, nella quale la scrittura, dapprima possesso quasi esclusivo di ristretti ceti di specialisti ed estranea alla vita quotidiana dei più, incomincia a coinvolgere crescenti masse sociali. L'affermarsi di una "mentalità letterata" accompagna la crescente articolazione della società e dello stato ed è importante indicatore di una più generale modernizzazione. Essa viene colta da Marchesini principalmente attraverso la trasformazione delle relazioni tra sudditi e istituzioni, improntate a una volontà di conoscenza più precisa e sistematica del corpo sociale che fa perno sull'identificazione del singolo individuo. Lo stato civile, l'anagrafe, il libretto di lavoro, sono alcuni degli strumenti impiegati a questo fine dallo stato, mosso da istanze di razionalità amministrativa oltre che di costruzione di una "società disciplinare" (cfr. Foucault).
La moltiplicazione di carte dovuta a una macchina burocratica sempre più perfezionata invischia in misura crescente i cittadini: oltre ad essere oggetto passivo di rivelazioni, essi sono costretti a più riprese e in svariate circostanze a certificare la propria identità e la propria condizione, ad esempio per accedere a concorsi, che vanno sostituendosi a preesistenti forme di cooptazione o semplicemente per inoltrare suppliche. Le stesse modificazioni del paesaggio urbano, col diffondersi delle insegne e l'introduzione della toponomastica e della numerazione civica, aumentano le occasioni d'incontro con i segni della scrittura, mentre declinano le forme di socialità orale tipiche dell'ancien régime.
Questo processo, peraltro lento e non uniforme, viene qui ripercorso in un'area circoscritta, quella dell'ltalia padana e cittadina (principalmente l'Emilia, con riferimenti a zone contigue come la Romagna, il Piemonte e la Lombardia). La scelta di un terreno d'indagine limitato con sente un 'esplorazione in profondità, sulla base di una ricca documentazione, utilizzata con sensibilità e in costante confronto con i risultati della ricerca internazionale. Si tratta di un'area nella quale i segni di modernizzazione si manifestano precocemente, in questo senso non esemplare della realtà complessiva del paese, non solo del Mezzogiorno ma delle stesse campagne settentrionali, ben più a lungo capaci di sottrarsi al dominio della civiltà della scrittura.
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