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Bernini in Francia - Daniela Del Pesco - copertina
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Bernini in Francia - Daniela Del Pesco - copertina

Descrizione


Nell'estate del 1665 Gian Lorenzo Bernini parte per Parigi, mentre a Roma sono in piena attività i cantieri delle sue opere monumentali. Il soggiorno in Francia è un affare di Stato, impresso negli annali del regno di Luigi XIV, negli epistolari e nelle corrispondenze degli ambasciatori. Protagonisti: il re più brillante d'Europa, cortigiani e curiali, artisti e architetti in auge. Il "Journal de voyage du Cavalier Bernin en France", diario minuzioso di Paul Fréart de Chantelou, 'maestro di casa' del re, esperto d'arte e appassionato collezionista, registra giorno per giorno questo intreccio di relazioni straordinarie. Insieme alle iniziative cruciali e alle opinioni del Cavaliere, ripercorre con leggerezza la vita politica della corte e i programmi artistici del ministro Colbert, le collezioni d'arte e di antichità più rinomate, le residenze reali, i palazzi dell'aristocrazia e della nuova borghesia, tratteggiati con la passione e la sapienza del conoscitore. Una fonte singolare, essenziale, nel panorama della letteratura artistica canonica, straordinariamente ricca di informazioni di prima mano, di riferimenti teorici, valutazioni ponderate su opere d'arte e di architettura, artisti, istituzioni, una sorta di autobiografia collettiva dei fermenti più vitali di una civiltà raffinata.
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Dettagli

2007
25 settembre 2007
576 p., ill. , Brossura
9788851003746

Voce della critica

Reperito da Ludovic Lalanne tra i fondi della Biblioteca dell'Institut de France, il manoscritto del Journal era stato pubblicato a puntate sulla "Gazette des Beaux-Arts" tra il 1877 e il 1884 e in volume nel 1885. Un'altra redazione, sempre seicentesca, era stata acquistata nel 1969 dall'Institut Néerlandais di Parigi. L'edizione a cura di Daniela Del Pesco, realizzata tramite il confronto e la collazione dei due manoscritti, offre finalmente l'opportunità di poter disporre della versione integrale del Journal (finora disponibile in italiano solo nella parziale edizione curata da Stefano Bottari nel 1946) e di godere, grazie all'eccellente traduzione, la freschezza e l'immediatezza di un testo dalle molte suggestioni.
Nel saggio introduttivo al Journal, dove conflusicono tematiche da tempo frequentate e sviluppate dall'autrice,si incrociano diversi percorsi di lettura. Le vicende legate ai progetti per il Louvre e al clima di crescente diffidenza che porterà al rientro anticipato di Bernini vengono analizzate nel dettaglio, utilizzando i numerosi resoconti sugli edifici parigini come filtro per una riflessione sugli orientamenti dell'architettura in Francia. Oltrepassando tuttavia un'ottica finora quasi esclusivamente incentrata sulla ricostruzione di un'importante tappa del percorso artistico e biografico del Cavaliere, l'obiettivo si sposta sull'affidabile ma non neutrale testimone del suo soggiorno francese, non tralasciando, sullo sfondo, il clima culturale e collezionistico che caratterizzava il regno di Francia alla metà del Seicento.
Emerge così a tinte vivaci la figura di Paul Fréart de Chantelou, del quale viene tratteggiato il profilo di raffinato collezionista e di avveduto conoscitore con un ruolo non secondario, fin dai soggiorni romani degli anni quaranta, nelle vicende relative alla fondazione dell'Accademia di Francia a Roma, affidata nel 1666, da Colbert, alla direzione di Charles Errard, intimo di Chantelou e di suo fratello Roland (al quale il Journal è idealmente indirizzato). L'incarico di redigere un memoriale sul viaggio a Parigi di Bernini aveva rappresentato un'occasione di tutto rilievo per Chantelou, per consolidare la sua posizione di funzionario di corte al cospetto di Colbert e per diffondere da un pulpito di sicura risonanza le sue teorie sul ruolo dell'Accademia e sulla cultura artistica in Francia. Sicchè le opinioni di Bernini, che viene via via indotto a esprimersi su artisti, opere e collezioni, hanno la funzione di avvalorare e legittimare le posizioni del francese, che sostiene l'indirizzo classicista della moderna produzione artistica in Francia, indicando in Raffaello l'archetipo massimo di riferimento e in Poussin, con il quale i Fréart intrattengono un rapporto privilegiato fin dai tempi delle frequentazioni romane, l'artista esemplare contemporaneo.
La scrupolosa organizzazione degli apparati, che includono le biografie di gran parte dei personaggi citati nel diario, costituisce uno strumento prezioso, utile per addentrarsi ulteriormente negli articolati percorsi di ricerca suggeriti dal volume.   Maria Beatrice Failla

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