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Beni comuni vs merci - Giovanna Ricoveri - copertina
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Descrizione


Agli inizi del XXI secolo i beni comuni sono riemersi nel dibattito pubblico dalla notte dei tempi, diventando la bandiera dei movimenti progressisti mondiali che cercano una via d'uscita dal capitalismo. Tra i beni comuni si distinguono i beni comuni materiali che coinvolgono il diritto di una comunità di godere dei frutti di un bene o risorsa naturale. Vi sono poi "altri" beni comuni, materiali anch'essi, come l'atmosfera e la biodiversità, oppure immateriali come la creatività umana, fino ai diritti "universali" della persona. Il recupero dei diritti delle comunità sui beni comuni, la loro riappropriazione delle risorse naturali, rappresenta un nuovo paradigma di società organizzata a livello locale e a partecipazione democratica, ecologicamente sostenibile, integrativo e in parte anche sostitutivo del mercato, da rilanciare anche nei paesi del Nord. L'agricoltura organica di prossimità, i cicli corti, la riduzione dei tempi e dei costi energetici dei trasporti, e più in generale il controllo democratico del territorio da parte delle comunità locali possono fare la differenza dando protagonismo alle popolazioni ivi insediate su scelte che le riguardano da vicino e rilegittimando lo Stato e l'intervento pubblico. Ma affinché questa proposta possa essere presa in considerazione, occorre che la politica diventi "ecologia politica", mettendo la natura al centro delle politiche e valutando a monte quali effetti sociali ed ecologici quelle scelte possano produrre.
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Dettagli

2010
1 settembre 2010
120 p., Brossura
9788816409514

Voce della critica

Nel 2009 il Nobel per l'economia è stato assegnato alla statunitense Elinor Ostrom per i suoi studi sui beni comuni, sintetizzati nei volumi Governing the Commons (Cambridge University Press, 1990; Governare i beni collettivi Marsilio, 2006) e La conoscenza come bene comune (Bruno Mondadori, 2009). Da quel momento innanzi, benché sia ancora esigua la bibliografia sull'argomento, vi sono tuttavia segnali incoraggianti che ne mettono in evidenza il crescente interesse, la vitalità e l'attualità. Uno di questi segnali è il recente saggio di Giovanna Ricoveri, che fin dal titolo, Beni comuni vs merci, analizza una delle più nette antitesi del nostro tempo: da un lato la difesa dei beni comuni e la loro riproposizione, dall'altro le leggi del potere e del profitto; da una parte un assetto sociale basato sulla cooperazione e dall'altra la logica del mercato, fondata sulla concorrenza. L'analisi dei commons è circoscritta ai beni comuni materiali naturali (cioè legati agli elementi vitali di Empedocle: aria, acqua, terra, fuoco-energia), mostrando come la storia possa essere letta anche alla luce di una generalizzata tendenza alla privatizzazione e alla recinzione, del continuo tentativo (spesso riuscito) di appropriarsi delle risorse naturali, in tutte le parti del mondo e in tutte le epoche, anche se con diverse modalità. Una volta era l'enclosure, il processo di sistematica cancellazione dei diritti comuni dei poveri sulle terre dei ricchi, negando ai primi l'accesso ai common lands e agli open fields e creando la proprietà privata come la conosciamo oggi. Altra forma di recinzione, praticata al di fuori dei confini nazionali e sostenuta dal lavoro schiavo, fu la colonizzazione delle Americhe. Poi fu l'epoca del riduzionismo scientifico, delle dottrine politiche ed economiche che diedero una legittimazione teorica alla logica del mercato. Siamo ai nostri giorni: benvenuti nell'epoca delle "nuove recinzioni", riadattamento moderno delle enclosures, nuova forma di colonizzazione che sottrae alle comunità locali tutti i loro diritti: acqua, aria, biodiversità… Un libro importante e insieme agile, che unisce all'analisi del problema concrete proposte di cambiamento.
Silvia Ceriani

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