Il bene comune

Fu l'arrivo di Alebert Cousins con il gin a dare una svolta alla festa del battesimo. Fix aprì la porta sorridendo, e continuò a sorridere anche mentre si sforzava di capire: quello davanti a lui, sul portico lastricato, era Albert Cousins dell'ufficio del procuratore distrettuale. Nell'ultima mezz'ora aveva aperto una ventina di volte, per accogliere vicini, amici, gente della parrocchia, i suoi fratelli, la sorella di Beverly e i loro genitori, nonché tanti di quegli agenti da riempire un intero distretto di polizia. Ma Cousins era stata l'unica sorpresa. Due settimane prima aveva chiesto a sua moglie per quale ragione avesse deciso di invitare al battesimo tutti quelli che conoscevano sulla faccia della Terra. Quando lei gli aveva suggerito di scorrere l'elenco degli invitati, e dirle chi eliminare, lui non aveva neanche guardato la lista; ma se adesso l'avesse avuta lì, sulla porta con lui, avrebbe accennato davanti a sé e detto: questo. Non che Albert Cousins gli fosse antipatico: lo conosceva solo di vista, ma proprio per questo non c'era motivo di invitarlo. Gli venne in mente che magari Cousins era lì per parlargli di un caso: non era mai capitato, ma quale altra spiegazione poteva esserci? Il giardino era pieno di gente: ospiti arrivati tardi o che se ne andavano presto, o forse semplicemente che cercavano scampo all'aperto (la casa era gremita al punto da violare tutti i regolamenti sicurezza): Fix non avrebbe saputo dirlo.