La bella storia di Silas Marner

Conviene aprire con le parole della stessa Eliot: "Chiunque osservi con attenzione la convergenza segreta dei destini umani scorgerà una lenta preparazione di effetti di una vita sull'altra". Dunque la domanda da allegare a questa riflessione è: accade a tutti questa lenta preparazione? O solo a certe esistenze? Ce ne accorgiamo? Qualcuno sorveglia e muove i fili dall'altro o è la nostra volontà a rendersi artefice di ogni mossa? Nel bene e nel male intendiamoci. Questo l'incaglio. Perché se dovessimo attenerci a questo libro stupendo direi che l'equilibrio sublime fra le due sponde morali si tiene in piedi con sapienza rarissima. E' quel subire accostato a un ricevere che, senza spingersi troppo in svelamenti colpevoli, alza al cielo un principio di "retribuzione soprannaturale". Un premio, un riscatto, a fronte di una perdita grave. Equazione troppo perfetta forse, letteratura e basta potremmo dire, ma quando si sa dosarla con tocco di indubbia maestria fra le anse del dolore e del suo opposto, piccole vertigini di gioia spalancano le loro oasi al centro di una sete che è il nostro stesso amore appagato, la nostra curiosità risolta. Vale forse alla fine quest'altro segreto: "Di rado siamo consapevoli del nascere di qualcosa di nuovo in noi; la linfa circola già da un pezzo quando ci accorgiamo del primo apparire di una gemma". Accade qualcosa, e quel qualcosa è di una potenza enorme: un miracolo accanto a un tormento. Ogni spiegazione resta ai lati di sforzi e di fatiche che la vita conosce e lavora assai meglio di ogni ragione anche sofisticata, e che va ad abbracciare - questa la meraviglia - oscure esperienze come oscure viuzze lungo le quali si aprono slarghi e approdi davvero insospettabili. Questa la grazia di cui si avvolge il romanzo. Perché a fronte di "scrigni vuoti con serrature spezzate" ci sono animi uguali a gerle semplici capaci di generosità grandiose. Silas è uno di questi, luce di spirito eccezionale.

Il titolo non mente, la storia è davvero bella ! Sono stata trasportata in questa realtà rurale di qualche secolo fa e mi sono sentita coccolata da tutto quello che ho letto. Ho trovato questa storia così genuina e spontanea che mi ha lasciato decisamente un buon ricordo. Per la prima volta mi sono avvicinata a questa autrice e, vedendo commenti in cui si citano romanzi usciti ancora meglio, mi precipiterò a recuperare qualche altro titolo. Peccato non siano di facilissima reperibilità. Bello ! Consigliato agli amanti del genere, a chi non ha paura delle descrizione e a chi ha voglia di leggere una bella storia

Il mio voto a questo romanzo è medio, poiché la prima parte in cui viene presentato il protagonista è davvero troppo lenta, priva di qualsiasi accadimento e troppo condita di riflessioni e precetti religiosi che probabilmente infastidiscono il lettore. La seconda parte ha un ritmo di narrazione che si fa man mano più veloce. La morale generale del racconto è ottimistica nei confronti del protagonista: la vita alla fine torna a dare ciò che ha tolto e c'è sempre speranza per essere felici. Il cattivo fa una brutta fine. Qua e là il romanzo contiene degli ottimi spunti di riflessione sul rapporto uomo-religione (che vanno però contestualizzati nell'epoca in cui il romanzo è stato scritto). Lettura comunque consigliata.