Perché ho scritto questo libro
Il primo stimolo è scaturito da una serie di conferenze all'Università di Bergamo, dove il Rettore colse il nocciolo dei miei successi professionali nel lavoro di gruppo e nell'organizzazione partecipativa, invitandomi a trasferire in un libro il loro contenuto.
Il secondo stimolo è sorto dal conflitto tra la Fiom e la Fiat sull'organizzazione dello stabilimento di Pomigliano d'Arco.
Ho cercato di spiegare, in questo libro, quanto reale sia il problema della poca produttività, mostrando come i lavoratori, i piccoli imprenditori e gli artigiani debbano essere difesi dalle colpe della politica.
Il terzo, viene dal cuore: per avere, all'inizio della mia carriera fatto, come descritto nell'introduzione, otto anni alla Vittorio Necchi di Pavia come operaio e in seguito, grazie al mio diploma di tecnico, come caporeparto. In questo periodo ho potuto conoscere i pensieri degli operai, le loro preoccupazioni e soprattutto la loro onestà nel lavoro.
Il quarto è stato prodotto dall'attacco ai lavoratori e in questo caso agli operai in particolare, che sembra emergere dal continuo discutere di bassa produttività adducendo loro indirettamente la causa. Non è infatti riducendo il tempo occorrente per il pranzo e altri interventi marginali, che si può recuperare la grande porzione di mancata produttività (rendimento) dei lavoratori. Alcune personalità europee, per contro, li definiscono fra i più operosi mentre nessuno ignora le responsabilità politiche dovute alla cattiva gestione dello stato. Una gestione che penalizza, con una forte pressione fiscale, per finanziare a una spesa pubblica straripante, non solo i lavoratori ma anche artigiani e piccoli imprenditori.
Tutto questo ha fatto sì che scattasse la protesta che ho espresso in questo libro, che si propone di rendere giustizia. Infatti non sono i lavoratori, neppure quelli del pubblico impiego dove la mancanza del merito che privilegia pochi e penalizza molti non è certo a loro imputabile, ma alle raccomandazioni dei partiti e dei sindacati in perenne competizione tra loro: i primi per i voti, i secondi per le tessere di appartenenza.
Sul piano dell'organizzazione delle nostre aziende, il libro espone, con dati oggettivi, come alla Siai Marchetti, trent'anni fa, eliminando il cottimo e creando le isole tecnologiche autogestite, la produttività, in cinque anni, sia aumentata dal 62,9% all'87,4%. Un risultato che dimostra il ritardo culturale del nostro paese.
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