Barco de fero

Bello, bello e ancora bello!!! E’ scritto bene, è avvincente, è profondo. Invoglia alla fuga al viaggio e alla riflessione. Si viene catturati dal racconto di una avventura eccezionale qual è la traversata oceanica in barca a vela dal Brasile al Sudafrica; nessun eroismo ma una serie di pensieri e riflessioni che dimostrano la straordinaria sensibilità dell’autore. Il clou si raggiunge nel capitolo dedicato alla remota ed affascinante isola di Tristan da Cunha . Da leggere e da consigliare.

Può apparire scontato affermare che il libro invoglia alla fuga. Molti sono i testi che ci invitano a mollare gli ormeggi e volgere la prua verso altri lidi. Il racconto di Veronesi tuttavia ci regala qualcosa di più. Pur descrivendo aspetti eminentemente tecnici certamente apprezzati dagli appassionati, senza però mai essere ridondante, non si stacca dal filo conduttore del libro: l'avventura. Un'avventura che ci porta a sfidare l'oceano a latitudini tristemente famose; ad immaginare coste sconosciute ai più; a condividere per giorni e giorni ed in condizioni estreme, con altre sette persone, pochi metri quadri di barca. Ma l'avventura qui è soltanto un mezzo per giungere, o cercare di giungere, al vero obiettivo finale: la conoscenza di sé. L'autore non ci dà naturalmente una risposta, e non potrebbe essere diversamente, tuttavia ci indica una delle tante strade per raggiungere il nostro porto.

Superate, dal punto di vista strettamente letteraio, alcune defaiances stilistiche, si viene conquistati da un racconto ben cadenzato e "straordinariamente normale" che riesce a trasmettere la passione per il mare e la vela e che convince, almeno me, a mollare gli ormeggi verso rotte della vita che da tempo agognavamo. Fabrizio insegna che, come anche nella cultura zen, l'acqua sia una perfetta metafora del flusso della nostra esistenza.