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Per passione personale, mi occupo di confine occidentale della Jugoslavia e relativa frontiera da ormai tanti (troppi) anni. Ho sempre trovato curioso si squalificassero i comunisti italiani favorevoli all'annessione di tutta la Regione Giulia alla Jugoslavia con l'epiteto di "traditori". Basterebbe consultare l'Arhiv Republike Slovenije di Ljubljana dal fascicolo 1569 al 1581 per cogliere una realtà un tantino diversa: parecchi comunisti italiani, galvanizzati dalla comune lotta contro l'oppressore nazifascista e dalla ghiotta occasione di vivere in un contesto socialista, aderivano sì alle mire jugoslave, ma ben consci (e preoccupati) della "portata nazionalista delle rivendicazioni di Tito" e a maggior ragione di quelle di Kardelj. Ho comprato e letto (in due giorni) il libro senza grosse aspettative, ma almeno con la speranza di cogliere qualche nuovo dettaglio sulla sinistra italiana che sin dal 1944 si ritiene contraria all'espansione dei confini jugoslavi. Soldi ben spesi, perché ho trovato molto di più di quanto mi attendessi. Intanto, molti comunisti italiani, già partigiani subordinati al IX Korpus, rigettano gli appetiti territoriali (legittimi o meno è opinione personale di ognuno) della Jugoslavia, e in parte questo si legge anche dai documenti che ho appena segnalato. Questi uomini riescono a organizzarsi in movimenti e partiti, ma nessuno ne parla più di tanto. Forse avevano ragione gli Sloveni a non fidarsi degli Italiani ancorché comunisti? L'altro argomento che conoscevo un po' meno è quello legato alla strutture socialiste, in larga parte pro-Italia, per quanto la tradizione socialista italiana di queste terre sia, mi pare, indipendentista o quantomeno autonomista. Mi sarei aspettato un'adesione in massa nel fronte pro-TLT. Infine, apprezzo molto la scorrevolezza del testo e la chiarezza espositiva.
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