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Recensioni Il bambino nella ghiacciaia

Il bambino nella ghiacciaia di James M. Cain
Recensioni: 4/5
In una prefazione del 1940, contro chi crede che il piacere del leggere "avventure" sia inesistente o puerile, Borges scrive: "Il romanzo di peripezie è un oggetto che non tollera nessuna parte ingiustificata. Il timore di incorrere nella semplice varietà successiva impone a quel romanzo un intreccio rigoroso". Definire congegni perfetti nell'intreccio, questi racconti di Cain, è forse un esagerazione. È a volte il colpo di scena che vi domina, spesso improbabile, e in una sfilata di spacconi colti nel loro ambiente di snack-bar e stazioni di servizio: "tutta gente che vi guardereste bene dal far entrare in casa dalla porta principale". C'è però qualcosa che distacca Cain dal magma della letteratura popolare. Quando "Il postino suona sempre due volte" fu tradotto in italiano, nel 1945 da Giorgio Bassani, i più accorti l'avvertirono e fecero del romanzo una lettura obbligata per chi voleva conoscere l'America. È il piacere grezzo per l'azione come via d'uscita dalla noia quotidiana, e al tempo stesso il senso della crudeltà di tutta quell'affannata "ricerca della felicità". E Cain - come il più moralista Hammett, come il più pensoso Chandler - venne a rappresentare il lato più grezzo e greve del sogno americano. )
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