La ballata di un piccolo giocatore

Un tour nei casinò del Sud Est asiatico, le elucubrazioni di un avvocato che qui si è rifugiato fuggendo dall'Europa dopo aver raggirato un'anziana riccona. Il gioco, il bere, le donne. I soldi sono essenziali per poter condurre una vita oziosa e nel vizio, ma per lui sembrano non contare nulla, solo il gioco conta, l'ultima puntata e la prossima. E pure i rapporti umani sembrano quisquilie! Avvincente romanzo.

Dopo cacciatori nel buio, mi imbatto di nuovo in un’opera dal sapore post coloniale di questo scrittore inglese. In fuga con un piccolo malloppo sottratto ad un’ingenua ma opulenta signora che nulla ha fatto per meritarsi la sua ricchezza, un grigio avvocato inglese di provincia approdato a Macao diventa Lord Doyle, giocatore incallito di baccarat. Il tavolo da gioco, attorno al quale superstiziosi neoricchi cinesi perdono fortune guadagnate con cerniere in plastica o supporti per selfie, è protagonista al pari del nostro solitario fuggitivo. La ballata di Osborne è un libro bellissimo, un apologo sulla morte come dissoluzione, o discesa agli inferi, o ancora come semplice esasperazione della irrilevanza dei gesti, della vita stessa. Una prospettiva nichilista, immorale, ma resa in modo formidabile, cinico, spietato.

Trama tesa, si intrecciano le sorti del gioco e la vita del protagonista. Ambientazione perfetta, come sempre in Osborne.