Avvolto nel cielo stellato

Arkel costruisce in questo testo una confessione psicologica "antica" che fa davvero riflettere. Il protagonista, di origine ebraica, dà anima a corpi trapassati di familiari e si suddivide per tutte le persone che incontra, trasognato, dal sabato (Shabat) alla domenica (Yom Rishon), in un delirio di solitudine e amarezza. Ma in lui risplende la luce della natura, e l'Isola del sogno reale (Youkali?)che gli restituisce l'incanto del bambino che fu, accompagnato dalla giovane madre,perduta giovanissimo. Narrativamente eccellente, il racconto fila spigliato e vivace fino al compimento di una sorta di rito: corrispondere alla rivelazione epistolare del concetto, a lui finora sconosciuto, di Amore. Un amore che esula dal possesso e significa libertà, apertura al mondo. Tra le stelle e il mare, l'Autore ci fornisce un esempio del "fuori dal mondo" per rientrarvi dall'ingresso principale della benevolenza e della fede cosmica già esposta da Albert Einstein. Un romanzo felice, costruito genialmente. Un viaggio nell'aldilà per mantenersi vivi.

nulla a che vedere con le "confessioni",manca l'apertura al mondo spirituale,e al mondo materiale che non sia il sè!in un contesto familiare non formativo ma solo indirizzante verso stereotipi culturali!il finale appare poi come una stretta di mano,molle e poco convincente,di congedo rapido del lettore come in una conclusione che vorrebbe essere redentiva e non lo è